L’opera che vorrei

La Madonna dell’uva

La rubrica di Salvatore Maria Fares
©Pro Litteris
Salvatore Maria Fares
Salvatore Maria Fares
26.08.2020 12:45

Alla figura della Madonna sono dedicate innumerevoli opere e la simbologia accompagna spesso le immagini della Vergine, da sola o con il Bambino, come in questa di Pierre Mignard, autore pregevole e ritrattista ricercatissimo, che pone al centro l’uva come simbolo cristiano. È uno dei simboli eucaristici; dall’uva esce un simbolo della Passione. L’uva rappresentava il popolo di Israele e la vite e i tralci sono un’evocazione potente delle diramazioni di Dio nell’uomo. «Scendi dall’alto Vergine solenne / a indicare che il frutto porta vita / a chi di lui si nutre» sono i versi che possono accompagnare l’immagine di questo autore che è stato un irrequieto ma lineare nelle sue opere, in una Francia che aveva ereditato tanti influssi medicei con le sue due regine, Caterina e poi Maria De’ Medici, la prima delle quali aveva portato a corte musici, pittori - anche solo decoratori - e cuochi, che insegnarono al paese l’arte della nuova tavola e nuove tolleranze artistiche. Il grappolo d’uva nella mani della Madonna sostituisce il testi sacri. In quel grappolo per me c’è anche Dante, che in un verso descrive il prodigio dell’uva: «Guarda il calor del sol che si fa vino». L’opera richiama in chiave teologica il vino, protagonista della vita di Gesù dal primo miracolo alla consacrazione del pane e del vino come continuazione della sua discesa fra gli uomini. È probabile che le immagini raffigurate siano reali, date le innumerevoli dame che Mignard conosceva e ritrasse. Qui il bambino è «scanzonato», per questo vorrei quest’opera in cui il Salvator mundi sembra - mi si perdoni - un bambino di oggi in una foto da social, scherzoso e umanissimo, che si copre con il velo materno e guarda con delicata e deliziosa ironia. Lei guarda con accettazione il grappolo che simboleggia il destino del figlio e il proprio. Un’opera serena e di speranza; da quel grappolo uscirà la sua offerta per la salvezza di chi ne onorerà il messaggio del vino che muove la storia cristiana. Quel distacco pur partecipe della Madonna fa venire alla mente il primo miracolo di Gesù, quando alle nozze di Cana lei disse al figlio: «Non hanno più vino». E Gesù sembrò risponderle male: «Che c’è fra me e te, donna? L’ora mia non è ancora venuta». E lei abituata a chinare obbediente le pupille disse ai servitori: «Fate tutto quel che vi dirà». Resta un mistero quella risposta ma la Madonna doveva saperne il senso. Quello che mi tocca in quest’opera è che in quella malinconia Maria sembra preavvertire, e lo sapeva del resto, qualcosa del destino del figlio legato al simbolo del vino, qui ancora contenuto nel raspo. Il manto mariano è blu, quasi plumbeo, e il suo abito è il rosso della passione, esaltano la bellezza non solo spirituale che avvolgono. Gli stessi colori che in un’altra opera di Mignard avvolgono Gesù nell’incontro con la donna di Samaria davanti a un pozzo d’acqua. La Madre fonte di vita e la samaritana come aiuto a Gesù per un messaggio destinato alla sua gente e che, avendolo seguito, la porterà al martirio e alla simbologia della fede come acqua spirituale fonte di vita.