Ventisei cantoni

La milizia conta ancora

A Zurigo si è votato su una proposta che - se fosse stata accettata - avrebbe costituito un passo importante verso una professionalizzazione della politica a livello comunale
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Moreno Bernasconi
19.02.2025 06:00

Il sistema di milizia elvetico sta venendo meno? Può darsi. Almeno questa è l’interpretazione che parecchi commentatori hanno dato della scarsità di candidati del Centro che si sono presentati per la successione di Viola Amherd in Consiglio federale. Quasi ad incitare a non tirare tuttavia conclusioni troppo affrettate e sommarie, senza i necessari distinguo (la funzione di consigliere federale è infatti un ruolo politico a tempo pieno e ben remunerato e non un’attività politica part time), ci hanno pensato gli zurighesi ad indicare qual è, malgrado tutto, il polso del Paese reale sulla questione della milizia in politica.

Non gli abitanti dei Cantoni primitivi e alpigiani, legati (come dicono alcuni) ad una visione anacronistica e mitica della Svizzera, bensì i votanti della più popolosa e urbanizzata delle città elvetiche, Zurigo. Una decina di giorni fa, a Zurigo si è votato su una proposta che - se fosse stata accettata - avrebbe costituito un passo importante verso una professionalizzazione della politica a livello comunale, il livello politico più vicino ai bisogni pratici della popolazione: quello che storicamente esprime l’idea della politica come servizio spontaneo alla comunità, non remunerato (a parte un indennizzo più che altro simbolico). Ebbene, alle urne gli zurighesi hanno detto non si fa. Sconfessando la grande maggioranza dei partiti che siedono nel Legislativo cittadino, ovvero Lista alternativa di sinistra, Partito socialista, Verdi, Verdi liberali, il Centro e gli Evangelici. Ma qual era nel concreto la proposta bocciata al voto? Oggi come oggi, i membri del Consiglio comunale (Legislativo) della città sulla Limmat ricevono 1.300 franchi al mese.

La proposta del PS era di quasi raddoppiare l’importo, portandolo a 2.300 franchi al mese. Le indennità sarebbero state nell’ordine di grandezza di quelle in vigore a Basilea Città, ma sulle rive del Reno il Gran Consiglio è contemporaneamente il Legislativo della città e del Cantone. Per la capogruppo socialista nel Consiglio comunale di Zurigo, Lisa Diggelmann, la riforma si giustificava per il fatto che «gli oggetti in discussione sono diventati più complessi; passiamo più tempo in aula; il compito è più gravoso». «L’adeguamento permetterebbe di garantire più continuità da parte dei membri del Consiglio. Durante l’ultima legislatura si sono dimessi 47 membri del legislativo comunale (su 125): una fluttuazione nociva per la qualità del lavoro politico». «Se si vuole esercitare in modo serio la funzione di controllo del Municipio e dell’amministrazione ci vogliono degli indennizzi più elevati». «E poi - ha affermato Diggelmann prendendo a prestito termini usati dai sostenitori dell’economia - il Consiglio comunale non è forse in qualche modo il Consiglio di amministrazione della città? I membri vanno quindi remunerati adeguatamente».

I contrari (liberali e UDC) si sono battuti contro la proposta senza veramente credere ad un successo alle urne. In sede di discussione, avevano proposto un leggero adeguamento bocciando tuttavia il raddoppio. Di fronte alla posizione irremovibile dei promotori, la proposta è andata in votazione senza modifiche. In un Comune in cui la sinistra ha una netta maggioranza (e la carica di sindaco), i cittadini zurighesi (col 53%) hanno respinto la proposta. Probabilmente, a suscitare un forte malumore presso i cittadini-contribuenti è stata l’ampiezza e la formula degli indennizzi delle sedute in aula e di commissione. I consiglieri comunali «avrebbero ricevuto un indennizzo di 2 franchi al minuto (sic!) per le sedute di commissione». Non è dato sapere se sarebbe stato introdotto un cronometro o addirittura un metronomo per scandire e registrare in tempo reale gli scatti in franchi e centesimi. Il minutaggio fa a pugni con l’idea di un servizio al Paese. Dopo la bocciatura della proposta, forse il Consiglio comunale di Zurigo perderà qualche genio della politica che preferirà destinare il proprio tempo prezioso ad altre attività meglio remunerate. Ma forse - e non è necessariamente un male - ad occuparsi dei bisogni della collettività locale resteranno coloro che si sono lasciati ispirare dalla massima che fu di John Fitzgerald Kennedy, ovvero: «Non chiederti cosa può fare lo Stato per te: chiediti cosa puoi fare tu per lo Stato».