La panchina giallonera e gli alibi

Il lettore ci perdoni. Iniziare da un elenco di cognomi non è esattamente sexy. Siamo d’accordo. In questo caso, tuttavia, può essere saggio farlo. Per contestualizzare al meglio l’inizio della nuova stagione di Super League. Insieme al passo falso del Lugano. E allora eccovi serviti: Raccioppi, Camara, Benito, Jankewitz, Ngamaleu, Rrudhani, Ugrinic, Nsame e Itten. Wow! No, non è la top 11 della prima giornata. E nemmeno la formazione dei sogni designata dagli allenatori del massimo campionato svizzero. Al contrario, stiamo parlando di giocatori di riserva.
Già, con questa panchina - sabato sera - ha esordito lo Young Boys, favorito per il 1. posto finale e non a caso capace di maltrattare in entrata i campioni in carica dello Zurigo.
Altri cognomi, altre scuse: Osigwe, Hajdari, Casciato, De Quieroz, Alshikh, Molino, De Jesus, Babic, Bottani. Tolti gli ultimi due, non si può certo sostenere che Mattia Croci-Torti sia fortunato quanto Raphaël Wicky. E infatti il Lugano non punta a vincere il torneo. Anzi, è stato costretto a debuttare con tanti ragazzi della seconda squadra quali rincalzi. Oltre a una formazione titolare che nel ruolo di terzino destro presentava un centrocampista e in quello di centrocampista un terzino sinistro. Insomma, non le migliori premesse per un’alba indimenticabile.
Bene. I bianconeri, ieri, non hanno però perso a causa degli infortuni o di chi sedeva alle spalle del Crus. E in fondo i risultati di tre partite su quattro andate in scena nel weekend - eccetto il citato 4-0 firmato dall’YB - dimostrano bene che la profondità della rosa non è tutto in Super League. Certo, alla lunga tende a premiare il club più attrezzato. Ma il recente passato e per l’appunto il presente suggeriscono altresì l’importanza dei dettagli. Un fallo ingenuo al limite, un’uscita a vuoto, il VAR e l’arbitro che continuano imperterriti a pensarla in modo differente. Insomma, due o tre pasticci in grado di sovvertire qualsivoglia pronostico o apparente predominio sul terreno di gioco. Sì, a Cornaredo è andata grossomodo così, con gli episodi a premiare il modesto Sion.
La cultura del lamento non merita quindi d’insinuarsi nello spogliatoio bianconero. Non ancora, perlomeno. E senza negare i fastidi provocati da un esordio in emergenza. I singoli errori possono però decidere un incontro quanto la lunghezza e lo spessore di una panchina. L’inebriante debutto del Bellinzona in Challenge - con un portiere e appena tre giocatori in panca - è lì a dimostrarlo.