La scommessa di Pfister
«Non sarei un Consigliere federale felice». Questa frase, buttata lì da Gerhard Pfister durante un’intervista rilasciata al Tages Anzeiger alcuni giorni fa, ha sorpreso quasi tutti. Ma come? Ha davanti un’autostrada libera per coronare la sua brillante carriera politica e ora dice di voler rinunciare al Consiglio federale? La frase spiazza chi riteneva superficialmente che l’obiettivo politico di Gerhard Pfister - politico intelligente, colto e abile stratega - fosse «semplicemente» un posto nella stanza dei bottoni, la propria carriera personale. «Che qualcuno l’abbia creduto è stato un grande malinteso» - ha chiarito Pfister. Ma allora qual era il suo vero obiettivo? Il compito per cui si è impegnato anima e corpo (e con successo) è fermare il declino di uno dei due partiti storici che hanno fatto la Svizzera moderna e rilanciarlo su basi rinnovate.
Non solo in funzione strettamente partitica. Il suo intento è riuscire a fare del «Centro» ( questo il nuovo nome dell’ex PDC, da lui voluto e adottato dai militanti) la locomotiva delle forze politiche moderate del Paese: un campo largo moderato, sufficientemente forte per far uscire la Svizzera dalle secche di una nociva polarizzazione UDC-Sinistra. La perdita del secondo seggio in Governo da parte dell’ex PDC nel 2003 a vantaggio dell’UDC, ha aperto infatti una fase di forti conflitti e di instabilità politica. Ruth Metzler fu defenestrata e le fu preferito Christoph Blocher; quattro anni dopo egli stesso fu estromesso e fu eletta Eveline Widmer-Schlumpf, contro la volontà dei vertici UDC. Widmer Schlumpf - considerata una traditrice dal primo partito svizzero - fu rieletta dal Parlamento nel 2011 in rappresentanza di un partitino che non raggiungeva il 5%. La polarizzazione politica non si è placata dopo la partenza di Widmer Schlumpf nel 2015 e l’elezione di Guy Parmelin (che inaugura un’era di Consiglieri federali UDC non barricaderi ma pragmatici), giacché la vittoria elettorale dei Verdi nel 2019 li ha spinti a rivendicare un seggio in Consiglio federale a scapito di un Partito liberale in perdita di velocità, prima di subire a loro volta una pesante sconfitta alle elezioni federali del 2023, sconfitta che li ha fortemente ridimensionati soprattutto in Senato.
In questo contesto evolutivo, di equilibri incerti e di ricerca di una nuova formula magica in grado di dare maggiore stabilità al Governo del Paese, il «Centro» di Gerhard Pfister ha l’ambizione di cambiare - si direbbe in gergo calcistico - lo schema tattico della squadra governativa: ovvero passare dall’odierno 2/1/4 ad un 2/2/3. Il suo vero obiettivo non è quindi stato ancora raggiunto. La madre di tutte le battaglie di Pfister non è agendata per questa tornata di elezione del successore di Viola Amherd. Avrà luogo dopo le elezioni federali del 2027, qualora dovessero sancire il sorpasso del Centro sul PLR. In quel caso l’Assemblea federale potrebbe decretare la nascita di un «terzo polo», ridando al nuovo conglomerato di centro un seggio in più in Governo e a quello di destra uno in meno. Questo era almeno l’auspicio espresso da Pfister in un’intervista che fece molto rumore alla fine del 2023: «Il blocco borghese non esiste più, a destra ci sono UDC e PLR, a sinistra PS e Verdi e fra di essi un terzo polo di centro». Ironicamente, disse che fu Blocher con le sue posizioni polarizzanti a far saltare il cosiddetto «blocco borghese». Se questa è la posta in gioco, allora meglio non entrare in CF oggi e destinare le proprie energie alla realizzazione dell’obiettivo finale.
Non ancora raggiunto e non evidente, poiché la fusione col Partito borghese democratico ha portato al Centro solo una piccola percentuale di voti aggiuntivi. E attrarne altri dai moderati di altri partiti o dei nuovi non sarà facile. Per di più, il PLR di Thierry Burkhart è agguerrito e ha segnato una svolta rispetto al partito imbolsito di alcuni anni fa. Pfister ha ritenuto che per affrontare e vincere la partita è meglio avere una squadra dirigente completamente nuova piuttosto che la vecchia, ormai appesantita da qualche remora interna. Le figure politiche di peso per raccogliere il suo testimone e preparare la corsa delle elezioni federali non mancano nel partito, a cominciare dall’attuale Capogruppo alle Camere, il vallesano Philipp Mathias Bregy, dinamico, molto stimato dentro e fuori il partito e grande mediatore politico. Quella di Pfister resta una scommessa. Che ha deciso di giocare fino in fondo da ex Presidente nella mischia del Parlamento rinunciando ad un posto al caldo in Consiglio federale. Chapeau.