Ventisei cantoni

La scuola va cambiata?

Il Partito liberale radicale svizzero chiede ai responsabili scolastici di rifare i compiti
Moreno Bernasconi
27.08.2024 06:00

Il Partito liberale radicale svizzero chiede ai responsabili scolastici di rifare i compiti. In un documento pubblicato a giugno, intende sottoporre ad esame critico i risultati dell’impostazione metodologica della scuola in molti Cantoni e considerare la necessità di alcune radicali riforme. Il titolo è già un programma: «Scuola obbligatoria al collasso: torniamo al suo compito formativo» (mia traduzione dal tedesco). Il PLR avanza le seguenti 17 richieste: Rafforzare le competenze di base; La scuola inclusiva non raggiunge i suoi obiettivi; Le note scolastiche vanno mantenute; Gli allievi di lingua straniera seguono corsi intensivi nella lingua di insegnamento prima di entrare in una classe regolare; La prima lingua è prioritaria; In classe ci vuole rispetto; Meno formulari, più insegnamento; Il rendimento va premiato, anche per i docenti; Fermiamo i burocrati della formazione e valorizziamo i docenti; La formazione di base e continua dei docenti sia vicina alla realtà e orientata alla pratica; Niente smartphone alla scuola primaria; Cogliere opportunità e rischi della digitalizzazione; Conciliare lavoro e famiglia; Più Svizzera in classe; Illustrare i percorsi formativi; No a materiale didattico ideologico e Woke; Tolleranza zero a scuola per gli intolleranti.

Benché tutti i punti meritino un’approfondita discussione, mi limito qui a citarne uno oggi molto dibattuto nel Paese: la critica decisa alla cosiddetta «scuola inclusiva», sulla quale anche Cantoni pilota come Basilea chiedono un ripensamento. «Nella pratica, la scuola inclusiva si è insufficientemente dimostrata all’altezza delle aspettative - scrive il PLR -. Nelle condizioni date, sfavorisce gli scolari più deboli e ostacola lo svolgimento delle lezioni. L’integrazione è un valore da perseguire ma essere inclusivi ad ogni costo non raggiunge lo scopo. Debolezze specifiche vanno affrontate in modo più mirato e individuale. Viceversa, la scuola dell’obbligo deve favorire anche chi è particolarmente dotato. Un livellamento astratto (e costoso) tramite l’inclusione senza eccezioni, non aiuta e in realtà affossa le pari opportunità».

Le tesi del PLR riecheggiano quelle dell’Iniziativa dell’Associazione dei docenti del Canton Basilea volta a ripristinare le classi di recupero, in votazione il 9 febbraio 2025. Per la vicepresidente dell’Associazione e pedagogista Marianne Schwegler, purtroppo «l’introduzione delle classi inclusive non ha retto al confronto con la realtà. Nelle nostre scuole sta crescendo in modo significativo il numero di bambini psichicamente fragili, cui mancano capacità sociali basilari, come il controllo degli impulsi e la gestione degli insuccessi o la perseveranza», sottolinea. Tutte cose che normalmente vengono acquisite nei primi anni di vita in famiglia e che, se mancano, rendono l’insegnamento in classe estremamente problematico (…). Se diversi bambini hanno gravi problemi socio-emozionali e di comportamento, i docenti sono costretti a reagire con misure disciplinari eccezionali che nuocciono all’insieme della classe e comportano enormi perdite di tempo. Le 17 tesi del PLR vengono presentate come una risposta ad un’impasse che - secondo il partito - nuoce alla scuola e all’insieme della società: «I liberali hanno contribuito dalla costituzione dello Stato moderno svizzero alla creazione di una scuola su cui si è costruito in larga misura il successo del Paese. Oggi questo modello di successo è minacciato. Studi recenti mostrano infatti che un quarto delle scolare e degli scolari svizzeri non sanno scrivere in modo corretto nella propria lingua e non sono in grado di capire testi correnti.

Malgrado l’impegno instancabile di molti docenti e specialisti, in molti Cantoni e Comuni la scuola è sempre più al limite. È tempo di coreggere alcuni sviluppi che si sono rivelati errati - dice il PLR -. La scuola dell’obbligo non deve seguire semplicemente ogni tipo di trend sociale: deve mettere nuovamente al centro l’apprendimento di conoscenze basilari. Se sapremo farlo creeremo le premesse di un buon futuro per i nostri figli e i nostri giovani». Il dibattito si preannuncia infuocato.