Lacrime di gioia che rigano i volti

Non resteranno solo sogni vuoti, dunque. No, i bianconeri - belli e struggenti - sono riusciti per davvero a tramutare in realtà la fantasia più sfrenata e a tratti straniante. Quella che per un attimo aveva fatto temere un po’ tutti, complici alcune prove da mani nei capelli. Era solo una nuvola passeggera. Prevedibile, in fondo, considerato il valore della partitissima vinta ieri. Il peso della storia, già. E per un club che solo 9 mesi fa rischiava di finire nelle mani sbagliate, alla deriva, l’ennesimo grande risultato a portata di mano. Sì, ce l’hai fatta grande Lugano. Sei in finale e, a pensarci bene, è pazzesco. Perché bisogna essere onesti. E non nascondere che, al netto dell’ottimismo di facciata, in molti temevano il peggio. Con il Lucerna al Wankdorf e all’orizzonte un epilogo di stagione per certi versi insignificante. Mattia Croci-Torti, però, aveva chiesto alla piazza di fidarsi. E fidarsi di un animale da gara, uno che sa esattamente quando colpire e come sbranare la sua preda, non è mai sbagliato. Non ha ancora il patentino da allenatore «vero», il Crus, ma in una trentina di partite ha già fatto innamorare la piazza. Ricompensando in tutto e per tutto la fiducia accordatagli a settembre dalla nuova dirigenza. E così, quello che sul momento era parso un autentico azzardo, si sta confermando la «migliore scelta possibile». Come la descrissero il CEO Martin Blaser e il coordinatore dell’area sportiva Carlos Da Silva. Anche loro, va detto, ne escono a testa alta. Perché se è vero che a giocarsi la faccia, nella sfida secca contro il Lucerna, era soprattutto l’allenatore (con il suo ascendente più o meno efficace sullo spogliatoio), è altrettanto innegabile che il biglietto per Berna non è vergato solo da vecchie firme. I Maric, i Custodio e i Bottani, per intenderci, che certo hanno trascinato di peso il gruppo pure ieri. Guardi la genesi del successo bianconero, e leggi i nomi di Celar e Rüegg, colpi della nuova dirigenza. Per dire: chiudete gli occhi e immaginate cosa potrebbe essere il Football Club Lugano se le gerarchie di Joe Mansueto fossero un po’ meno sbilanciate a favore dei Chicago Fire... Poco male. Questa è musica del futuro. Mentre a inebriare e a emozionarci, ora, deve essere il presente. Che i primi tre posti della Super League fossero una sorta di passatempo nel fine settimana, per vedere l’effetto che fa, lo abbiamo oramai capito. Così come la qualificazione alla Conference League, per quanto prestigiosa, non ha nulla a che vedere con il fuoco sacro che brucia nei neofinalisti di Coppa Svizzera. È gloria. Pura e semplice gloria sportiva. Le luci di Cornaredo, nel frattempo, si spengono. Ma i cuori di seimila bianconeri e chissà quanti altri ancora continuano a battere forte. I volti rigati da una o più lacrime di gioia. No, non prendete impegni il 15 maggio. Sciarpe e magliette datate possono aspettare ancora prima di tornare nel cassetto in fondo, dietro gli indumenti da sci o i costumi di carnevale. La realtà, dopo tutto, sa essere tremendamente bella. In attesa di concretizzare il prossimo sogno.