L’opera che vorrei

Le donne di Hugo

La rubrica di Salvatore Maria Fares
Hugo Pratt, (Rimini 15 giugno 1927 - Losanna 20 agosto 1995) «Pandora», 1994.© ProLitteris
Salvatore Maria Fares
Salvatore Maria Fares
21.04.2021 06:00

L’arte moderna ha incluso fra i suoi protagonisti alcuni disegnatori elevati che hanno avuto una fortuna internazionale con il fumetto. Fra questi c’è un artista vero, con il quale ebbi un’intervista in esclusiva per la Radio, Hugo Pratt. Un ricordo memorabile e presente. Mi riceve in una giornata di pioggia. Vive a Granvaux tra i vigneti, vicino a Losanna. Ha scelto quell’eremo solita¬mente assolato per essere vicino a Parigi e a Milano. È accinto a un disegno. Stende righe essenziali. È un volo. Parliamo di molte cose. Passo la giornata con lui. Mi catturano i tanti libri sui quali si documenta per riprodurre divise, vessilli, costumi. I suoi personaggi sono autentici, come il loro carattere. Arrivo alla conclusione che i suoi sono fumetti solo perché appartengono al genere. Uno di quegli artisti che restituisce la vita attraverso l’invenzione del reale. Il suo è un cinema immobile. La sua tecnica è cinematografica: campi lunghi, primi piani, dettagli articolati in una dinamica da film.

Si parlava di lui, a Venezia, con Alberto Ongaro, i cui libri sono vicini alla cinematografia. Avevano lavorato insieme. Insieme avevano volato in Sudamerica. Il loro elemento comune era Venezia. Gran parte dei loro racconti sono di mare. Corto Maltese, la sua creatura, è uomo di mare. Hugo Pratt pubblicò da Bompiani Saint-Exupéry, L’ultimo volo con la prefazione di Umberto Eco e un’introduzione di Frédéric d’Argaj, nipote dell’autore di Volo di notte. È un’immaginaria ricostruzione a fumetti dell’ultimo volo di Saint-Exupéry, spezzata da segmenti biografici di grande effetto. Lo ricordo mentre lo disegnava e rivedo i suoi ritocchi, la carlinga, la pioggia sui vigneti, il deserto grigio topo del Lemano, i vapori sulle strade, la mano agile che racconta, gli occhi azzurri quasi verdi, lo sguardo attento al foglio dal quale di tanto in tanto si sollevava per osservare il mio registratore che girava. Il volo della memoria si mescolava al volo mitico di un grande audace di Francia, al quale la fortuna non arrise nella missione del 31 luglio del ‘44 sui cieli della sua terra occupata. Una morte tragica che divenne leggenda. Strano destino per uno che avrebbe voluto, come Corto Maltese, solcare i mari, ma che venne bocciato agli esami per la scuola navale.

La figlia di Pratt ha rievocato il padre pieno di asperità, dovute all’esperienza giovanile in un’Africa dove chi era entrato vincitore con il fascismo ne uscì leso. Il colore e l’aridità di laggiù hanno determinato anche la scelta di una vita «errabonda» e un personaggio come Corto Maltese che solca costantemente le acque. I suoi personaggi sono autentici, autentico il loro carattere. Arrivo alla conclusione che i suoi sono fumetti solo perché appartengono a quel genere, del quale è un grande maestro, uno di quegli artisti che restituisce la vita attraverso l’invenzione del reale. C’era una donna bellissima che si aggirava con discrezione per il salone. Era affascinante. Gli chiedo con garbo: «Ha conosciuto molte donne?» Mi risponde di avere conosciuto «delle personalità». Quella donna forse era questa.