Commento

Le ragioni dei mercati e i legami con l’economia

Quando le Borse vanno giù, nell’opinione pubblica c’è spesso una maggioranza trasversale che grida alla crisi: quando vanno su la stessa maggioranza o non si occupa del fatto o afferma che tanto prima o poi andranno giù
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
16.07.2024 06:00

Quando le Borse vanno giù, nell’opinione pubblica c’è spesso una maggioranza trasversale che grida alla crisi. Quando le Borse vanno su, il che accade peraltro per la gran parte del tempo, la stessa maggioranza o non si occupa del fatto o afferma che tanto prima o poi andranno giù. Non è un modo adeguato di vedere i mercati finanziari. I listini azionari, in particolare, vengono spesso indicati come sede principalmente di speculazioni scorrette, di bolle destinate a scoppiare, di finzioni slegate dalla realtà.

Nei fatti il quadro è un po’ diverso. Come ogni attività umana, anche quella finanziaria ha al suo interno pecche ed errori, ma da qui a dover giudicare le Borse come strutturalmente negative, ne passa. Le Borse nelle economie di mercato servono alle imprese per reperire risorse per le loro attività. Servono inoltre, se le aziende fanno utili e se i loro titoli vanno, ad avere dividendi ed eventuali guadagni da compravendita di azioni. Questi incassi non riguardano solo grandi azionisti e grandi investitori, che sono importanti ma non sono tutto, bensì anche miriadi di piccoli investitori che investono in Borsa, direttamente oppure indirettamente se ad esempio si affidano a fondi di investimento o se sono legati a casse pensioni, che pure in parte investono. Il mercato non è un sistema perfetto, ma sin qui non si sono viste alternative valide e vantaggiose.

Le cifre mostrano peraltro che gli indici azionari hanno una tendenza al rialzo nel lungo periodo. Le Borse non possono salire sempre, questo è chiaro, ma in prevalenza lo fanno. Le cadute dei listini rimangono più impresse dei rialzi, ma in realtà è sempre riemerso – in tempi e modi diversi a seconda delle fasi - un trend di recupero e poi di nuovi rialzi. Dietro questa tendenza non c’è nessun mistero. Le Borse nel lungo periodo tendono a salire perché, semplicemente, la gran parte delle economie nel mondo nel lungo periodo pure tende a salire. Ci sono alti e bassi di economie e Borse, non sempre in esatta coincidenza. Ma i legami tra i due ambiti appaiono chiari se si guarda ai dati di lungo termine. Non sarebbe concretamente possibile, d’altronde, un mondo in cui le economie fossero sempre ferme o scendessero e in cui nel contempo le Borse - che sono pur sempre fatte di imprese - salissero senza curarsi minimamente delle economie.

Oltre all’economia ci sono naturalmente altri fattori che possono incidere sulle Borse. La politica e la geopolitica sono tra questi. Queste incidono, sia nel bene sia nel male, e quando prevalgono tensioni e conflitti è chiaro che pesano negativamente. Sinora, a parte alcune eccezioni, pur creando danni questi fattori non sono però stati in grado di fermare a lungo il corso di economie e Borse. Il fatto che nell’attuale fase di tensioni geopolitiche e di conflitti i listini sin qui non siano realmente caduti non deve esser interpretato con la solita chiave dell’euforia irrazionale. Questa definizione che tanto impressiona non ha nei fatti sufficiente fondamento. Di nuovo, razionalità e irrazionalità sono entrambe presenti in tutte le attività umane, quindi anche nei mercati, il cui percorso storico però dimostra semmai, come visto, il prevalere della prima.

I mercati azionari anche in questa fase stanno mostrando buone dosi di razionalità. Le tensioni geopolitiche e i conflitti non vengono certo ignorati, pesano e senza di essi con ogni probabilità le cose andrebbero ancor meglio, sia per le economie sia per le Borse. Ma i mercati vedono anche gli elementi incoraggianti: la recessione internazionale non c’è stata e la crescita mondiale sta gradualmente risalendo; gli utili delle imprese nel complesso sono ad un buon livello; l’inflazione sta ancora scendendo e ciò apre la strada ad altri ribassi dei tassi di interesse da parte delle banche centrali; l’occupazione in tanti casi sta tenendo più di quanto molti dicessero. Occorre dare il giusto peso pure a tutto questo, anche nella lettura dei movimenti dei mercati.