L’impresa di raddrizzare un albero nato storto
Detto, fatto. Sull’onda dell’indignazione per il caso del sindacato paraleghista TiSin, che ha schiacciato verso il basso le condizioni salariali facendo leva sulla deroga del contratto collettivo di lavoro (CCL) inserita con il varo dell’altisonante iniziativa popolare «Salviamo il lavoro in Ticino», il PS, unitamente ad alcune forze progressiste, i sindacati UNIA e VPOD, ha raccolto oltre 12.000 firme per aggiustare la rotta. L’obiettivo è alzare l’asticella del salario minimo ad «almeno 21,50 franchi l’ora» e cancellare con un colpo di spugna la deroga dei CCL. Una sorta di indietro tutta per togliere di torno quell’airbag che era stato voluto con tanta determinazione e convinzione su spinta dell’ala OCST del PPD, con il beneplacito dei sostenitori dell’iniziativa promossa dai Verdi. Un’iniziativa datata 2013, accolta dal popolo con i favori del 54,7% dei votanti nel 2015 e che inizia produrre in suoi effetti pratici in questi mesi. Concretamente il testo e le sottoscrizioni consegnate non cambiano di una virgola la situazione attuale e il lavoro di verifica del rispetto delle condizioni vigenti da parte dell’Ispettorato del lavoro. I fatti dimostrano che la gestazione di un’iniziativa popolare è sempre lunga e le complessità sono molte.
Gli iniziativisti lo sanno e sono pure coscienti che, anche se nella fattispecie si tratta di «emendare» un testo già elaborato, l’operazione sarà complessa e non priva di insidie. Tecnicamente può apparire tutto semplice: della serie «su il salario e via l’airbag del CCL». Politicamente significa però rimettere tutto in discussione. A conti fatti la proposta che sembra essere calibrata per fare il gioco dei promotori, riapre il dibattito su quello che è stato il grande inganno per il cittadino elettore e darà rinnovato vigore e fiato anche ai contrari, ai pochi che nel vento di campagna elettorale del 2015 avevano avuto la lucidità per dire no al salario minimo. Un’iniziativa dal titolo fuorviante, calibrato su princìpi di marketing politico e che aveva visto anche la Lega salire sul carro con l’intento di dare una spallata al frontalierato, un obiettivo che li ha accecati al punto di misconoscere la realtà dei fatti: il salario minimo va soprattutto a vantaggio dei lavoratori frontalieri, che ovviamente meritano rispetto e considerazione e che (ricordiamolo a scanso di equivoci) vengono coscientemente assunti da noi ticinesi. Se poi aggiungiamo che dietro a TiSin ci sono leghisti dal cognome illustre, il quadretto è davvero poco edificante. Ma attenzione a prendersela solo con TiSin, anche i sindacati storici sono stati colti con le dita nel vasetto della marmellata perché il sindacalismo sarà idealmente una missione, ma è concretamente un business.
Né più né meno di altre attività lecite e legittime presenti nella nostra società. Anche OCST e UNIA hanno sottoscritto un contratto al di sotto del minimo attualmente vigente: agendo così si dimostra di interpretare le regole piuttosto che di applicarle.
La situazione è dunque davvero complessa e dobbiamo attenderci una fase di ulteriori tensioni nel mondo del lavoro. Da una parte ben vengano i controlli dell’Ispettorato del lavoro, che però non potrà fare miracoli, se non altro per una evidente disparità di numeri (i controllori sono pochi in rapporto al potenziale da controllare). Poi c’è da chiedersi quali saranno i criteri per dare il via alle verifiche: scegliere “casualmente” (pratica che comunque richiede dei criteri) o solo sulla base di segnalazioni e “denunce”? Un bel rompicapo, non c’è che dire. E le tensioni non mancheranno anche di fronte alla proposta di alzare il minimo salariale e di cancellare la deroga dei CCL. A pagare un prezzo importante da tutto quanto c’è sul tavolo sarà anche il partenariato sociale, un caposaldo del sistema vigente in Svizzera e che ha un valore chiaramente riconosciuto da tutti. Non ce ne vogliano gli ecologisti ma l’albero che hanno piantato con la loro iniziativa è nato storto e raddrizzarlo appare un’impresa. E se si decidesse di tagliarlo al piede?