L'editoriale

Locarno 75, un nuovo inizio che poggia su basi solide

S’ inaugura la 75. edizione del Locarno Film Festival: quella del tanto agognato ritorno alla normalità e della resa dei conti
Antonio Mariotti
03.08.2022 06:00

S’ inaugura stasera la 75. edizione del Locarno Film Festival. Non un’edizione qualsiasi, al di là della cifra simbolica e altamente significativa, che ci porta ad esprimere subito un pensiero di grande ammirazione e di profonda gratitudine nei confronti di tutti coloro che, dal 1947 ad oggi, hanno operato – non di rado tra mille difficoltà e con mezzi insufficienti – per dar vita a una manifestazione che, anno dopo anno, ha saputo imporsi tra le pochissime di assoluta eccellenza a livello mondiale. L’importanza di Locarno 75 va però ben al di là della ricorrenza dei tre quarti di secolo d’esistenza e gli organizzatori del Festival ne sono ben coscienti. Dopo un’annata, quella del 2020, in cui Locarno ha saputo inventarsi una formula ibrida pensando soprattutto al cinema della post pandemia e dopo l’edizione dello scorso anno sulla quale pesavano ancora pesantemente i postumi della Covid-19 limitando le possibilità di movimento del Pardo, l’edizione che si apre oggi è quella del tanto agognato ritorno (almeno provvisorio) alla normalità e, in un certo senso, anche quella della resa dei conti. Sarà infatti fondamentale capire quale sarà la risposta del pubblico, poiché dal 2019 (edizione n. 72, 157.500 spettatori, in aumento rispetto all’anno precedente) i dati sull’affluenza non sono più comparabili tra loro. Nessuno può però permettersi di dimenticare i mutamenti che, nel frattempo, hanno sconvolto l’industria cinematografica mondiale: l’accelerazione stratosferica della fruizione audiovisiva via le piattaforme di streaming e la conseguente nascita di vere e proprie nuove Major statunitensi (Netflix, Amazon, Apple) che insieme a qualche vecchia conoscenza (Disney) monopolizza il mercato delle megaproduzioni a livello sia di film sia di serie. Oggi, frequentare regolarmente le sale cinematografiche è un affare di nicchia, un “lusso” che riguarda un numero sempre più ridotto di persone, considerate dalla maggioranza come dei simpatici ed eccentrici nostalgici. Di fronte a questa vera e propria rivoluzione copernicana Locarno non può far finta di niente, come invece possono permettersi le sue sorelle maggiori Cannes e Venezia. Per queste ultime il numero di spettatori paganti conta poco o nulla, visto che sono in primo luogo rampe di lancio mediatiche per le nuove produzioni. Locarno, invece, è il festival popolare per eccellenza, che può vivere e svilupparsi solo se le sale e la Piazza sono affollate per undici giorni di fila. “Il cinema senza il pubblico non può esistere” afferma giustamente il direttore artistico Giona Nazzaro nell’intervista che pubblichiamo alle pagine 2 e 3. Questo “tutto esaurito” permanente non può però essere raggiunto diminuendo la qualità delle proposte, bensì facendo tornare davanti ai grandi schermi locarnesi quegli spettatori che negli ultimi tre anni hanno optato – per comodità ma anche per forza – per i piccoli schermi casalinghi. Una scommessa non certo facile da vincere, sul cui esito si misurerà la nuova forza di Locarno a partire dal 2023. Se il numero di spettatori di questa 75. edizione sarà paragonabile a quello del 2019, la scommessa si potrà senz’altro considerare vinta. In caso contrario bisognerà affrontare una riflessione profonda sul futuro della manifestazione. Oggi come oggi, non si può però che essere fiduciosi: le fondamenta (umane e infrastrutturali) su cui poggia il Locarno Film Festival sono solidissime, tanto che mai come quest’anno si ha l’impressione di trovarsi di fronte a un ventaglio di proposte così vasto e variegato. Proposte che riguardano non solo il programma delle proiezioni ma anche offerte collaterali che negli ultimi anni hanno assunto sempre maggior importanza, come quelle legate alle varie Academy o quelle che si svolgono alla Rotonda. Il Pardo ha quindi tutte le carte in regola per compiere un ulteriore quanto periglioso balzo in avanti. E la sua agilità felina non è certo più da dimostrare.

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