L’Orso si prende Chatrian e il Pardo è a caccia
Di Antonio Mariotti - Il passaggio, annunciato ieri, di Carlo Chatrian dalla direzione artistica del Locarno Festival a quella della Berlinale (cfr. servizio a pagina 30) non fa che confermare come la rassegna ticinese sia un eccezionale trampolino di lancio non solo per registi promettenti ma anche per i suoi direttori. Basti pensare a Moritz De Hadeln che dopo aver guidato il festival locarnese dal 1972 al 1977 ha poi diretto per oltre un ventennio la Berlinale prima di concludere la sua carriera alla testa della Mostra di Venezia; a Marco Müller che dopo aver lasciato le redini del Pardo ha preso le briglie del Leone veneziano prima di guidare la Festa del Cinema di Roma. Da non sottovalutare neppure il prestigio di Locarno quale anticamera in grado di aprire le porte ad alte cariche istituzionali: David Streiff (sulle rive del Verbano dal 1982 al 1991) è poi diventato direttore dell'Ufficio federale della cultura, Frédéric Maire (2006- 2009) è tuttora alla guida della Cineteca svizzera di Losanna, mentre Olivier Père (2010-2012) dirige oggi il dipartimento cinema di Arte France. Tutto ciò dimostra che Locarno rappresenta una palestra ideale per sviluppare le proprie capacità organizzative e la propria rete di conoscenze nel mondo della settima arte in un contesto dove si può godere di una libertà quasi totale per ciò che riguarda le proprie scelte. La partenza di Carlo Chatrian alla volta del festival che assegna l'Orso d'oro non può quindi essere considerata sorprendente e fa onore alla «scuola del Pardo» e in particolare all'intuito di Marco Solari che meno di sei anni fa (Chatrian venne «intronizzato» a tempo di record il 31 agosto 2012) seppe leggere tutte le potenzialità dell'allora 41.enne valdostano che da anni già si occupava delle retrospettive del Festival. Per fare un bilancio definitivo della direzione artistica di Carlo Chatrian bisognerà attendere il prossimo 11 agosto e la conclusione del 71. Locarno Festival, il cui programma sarà svelato tra un paio di settimane. Per quel che riguarda le sue prime cinque edizioni, si può senz'altro affermare che abbia agito nel solco della continuità, evitando di infoltire ulteriormente il già ricco programma. Per ciò che riguarda i film del concorso internazionale, ha mischiato – a volte in maniera un po' azzardata – giovani autori e registi a fine carriera, affidandosi a giurie dai gusti spesso un po' troppo sofisticati, capaci di ignorare bellamente i titoli preferiti dal pubblico (l'ultimo caso clamoroso risalente allo scorso anno con Lucky, l'ultima interpretazione di Harry Dean Stanton), ma anche di portare alla ribalta con il Pardo d'oro cineasti asiatici poi impostisi anche nei festival maggiori come Lav Diaz (2014), Hong Sang-soo (2015) e Wang Bing (2017). Da grande cinefilo qual è, l'impronta di Chatrian si nota in particolare scorrendo la lista delle personalità a cui sono stati assegnati i Pardi d'onore della sua direzione: dai grandi autori che fino ad allora Locarno aveva in un certo senso «scordato» (Werner Herzog, Agnès Varda, Michael Cimino) a un «locarnese DOC» come Marco Bellocchio, fino agli «eccentrici» (rispetto al mainstream) Alejandro Jodorowsky, Jean-Marie Straub e Bruno Dumont che sarà premiato nel prossimo agosto. Quanto al «vizietto» locarnese delle polemiche estive, dopo il passo falso della prima edizione con la presenza a Locarno dell'ex brigatista mai pentito Giovanni Senzani (protagonista di un pessimo documentario di Pippo Delbono) e l'invito a ritirare un premio speciale a Roman Polanski nel 2014, poi annullato in seguito alla levata di scudi contro il passato del regista franco-polacco da parte dell'opinione pubblica ticinese (operazione di cui a onor del vero si assunse tutte le responsabilità il presidente Marco Solari); si può senz'altro affermare che Carlo Chatrian abbia continuato a lavorare molto seriamente, senza mai cercare né la provocazione gratuita né lo scandalo a tutti i costi. La sua programmazione di Piazza Grande è parsa a molti un po' troppo «noiosa», incapace cioè di presentare opere che – salvo qualche eccezione – sapessero sostenere il peso di una cornice così suggestiva e così popolare, ma si sa che i film serali rimangono l'enigma che ben pochi direttori artistici locarnesi hanno saputo risolvere. Anche se l'attuale crisi della fruizione cinematografica nelle sale dovrebbe favorire questo tipo di appuntamenti ad alto tasso di spettacolarità. Un aspetto quest'ultimo che sarà comunque al centro anche del lavoro di Chatrian a Berlino, poiché il festival tedesco punta da sempre su un alto tasso di glamour e sulla partecipazione di molte star internazionali. Marco Solari, con il suo consiglio direttivo e il consiglio d'amministrazione del Locarno Festival, si trova quindi per la quinta volta dal 2000 a dover individuare un nuovo direttore artistico, ma come ci ha confidato il presidente, questa volta sarà ancora più complicato del solito, perché la manifestazione è cresciuta e perché non c'è qualcuno «in casa» che come Chatrian possa raccogliere al volo il testimone. I tempi saranno più lunghi (difficilmente si prenderà una decisione prima di agosto) e i candidati di qualità pare siano già numerosi. Limitandosi al nostro Paese e a chi un festival già lo dirige, si possono fare due nomi. Il primo è quello della 41.enne Seraina Rohrer che dal 2011 ha mutato completamente il volto delle Giornate cinematografiche di Soletta, trasformandole da pura e semplice vetrina della produzione nazionale a festival aperto sul mondo e sulle nuove tecnologie. Una personalità che oltretutto ha il vantaggio di aver lavorato per anni nel team di Locarno quale responsabile dell'ufficio stampa. L'altro possibile candidato elvetico è il romando Thierry Jobin (49 anni), già critico cinematografico e che dal 2012 ha preso le redini del Festival del Film di Friburgo ampliandone la sfera d'azione oltre la sua vocazione «terzomondista». Entrambe queste figure hanno però lo svantaggio di doversi occupare di una manifestazione che si svolge nei primi mesi del 2019. Se invece la scelta si amplierà al di fuori dei confini nazionali, la rosa dei candidati ovviamente si allarga. Non ci resta quindi che confidare ancora una volta nell'esperienza e nell'intuito di Marco Solari.