Il commento

Lunga vita al Lauberhorn

Grande preoccupazione per il futuro della discesa di Wengen, che è stata vinta per la terza volta da Beat Feuz
Il bagno di folla dopo il successo di Beat Feuz in discesa.
Raffaele Soldati
20.01.2020 06:00

Si potrà dire che la pista era accorciata e che la gara non era proprio il classico Lauberhorn. Sarà. Ciò non toglie che Beat Feuz, il nostro «Beatone», ha realizzato un’altra fenomenale impresa. Tre successi nell’Oberland Bernese, come sua maestà Franz Klammer. Un record eguagliato. Un messaggio inviato in più direzioni: sportive, politiche, economiche, turistiche e quant’altro. Il Lauberhorn per lo sci alpino è un po’ come Wimbledon per il tennis. Una sorta di cattedrale. In uno sport che deve anche fare i conti con le bizze del tempo, c’è sempre il rischio di un rinvìo o di un annullamento. Stavolta si è svolto tutto secondo i crismi della regolarità. Solo l’abbassamento della partenza ha caratterizzato la discesa, che sabato ha vissuto un altro giorno di gloria. E questo nonostante il fatto che permangono grossi dubbi sul futuro di questo appuntamento. Da tre anni si parla di un conflitto tra organizzatori e Swiss Ski. Una lite ancora irrisolta.

Perfino Gian Franco Kasper, presidente della FIS ormai prossimo alla fine del suo mandato, si è inserito nella disputa per cercare di spingere le parti a trovare un accordo. E, intanto, si attende la decisione del Tribunale dello sport di Losanna, chiamato in causa. In gioco ci sono grandi somme, enormi interessi. I costi sono in rialzo. Neppure l’impressionante partecipazione del pubblico riesce a far sorridere gli organizzatori bernesi, che generalmente chiudono i bilanci nelle cifre rosse. La parola d’ordine è «sostegno». Da parte di Swiss Ski, ma anche dai Comuni. In un prossimo futuro è ipotizzabile la cancellazione del Lauberhorn? Non lo si vuole dire troppo forte, ma è da prendere in considerazione, tanto che Zermatt sta già studiando la possibilità di proporre il suo ingresso in sostituzione.

Per gli appassionati di sport, non solo di sci alpino, sarebbe una grossa sconfitta. Vorrebbe dire chiudere un capitolo che ha regalato momenti fantastici. A Wengen, lo sanno tutti, sono state scritte pagine memorabili della Coppa del mondo. Quali risultati darà l’appello lanciato da Kasper? Difficile rispondere. Di certo è stato un messaggio, un contribuito a rilanciare una problematica ancora aperta. E si spera che la diatriba possa trovare una soluzione armonica.

Una vittoria svizzera, come quella conquistata da Beat Feuz (già vincitore al Lauberhorn nel 2012 e nel 2018) non può certo dare garanzie al futuro di questo appuntamento. Le scelte, è ovvio, si fanno su altri piani. La sensibilità di chi segue gli eventi alpini viene comunque alimentata anche dalle imprese dei fenomeni dello sport. Uno di questi è il ragazzone bernese che aveva fatto il suo debutto a Wengen nel 2010 e che, di lì in poi, si è pian piano guadagnato i galloni del campione diventando uno dei principali protagonisti della velocità. A testimoniarlo un titolo mondiale, due medaglie olimpiche e adesso 45 podi in Coppa del mondo.

Se è giusto che tengano banco le preoccupazioni per il futuro delle grandi competizioni alpine, Lauberhorn in primis, gli appassionati di sci alpino non possono in questo momento che rallegrarsi per quanto stanno facendo gli atleti. Al successo ottenuto una settimana fa da Daniel Yule ad Adelboden (il vallesano ieri si è classificato 5. a pari merito con Ramon Zenhäusern nello slalom vinto dal francese Clément Noël) si è aggiunta una nuova perla. Dall’Oberland bernese ci si sposta ora in Austria. A Kitzbühel, altra cattedrale della disciplina, si rinnoveranno le sfide tra i fenomeni dello sci.