Ma è equo detassare le baby sitter?

Giovanni Galli
09.02.2012 06:00

di GIOVANNI GALLI - Fino a quale importo si potranno dedurre dal reddito le spese per la baby sitter o l?asilo nido? Detto in termini un po? spicci, ma che rendono bene l?idea, è questo l?interrogativo che il Gran Consiglio dovrà sciogliere la settimana prossima. Sui banchi, infatti, approderà la questione degli sgravi fiscali per le spese di cura prestate da terzi ai figli. La Confederazione ha rivisto la Legge sull?armonizzazione delle imposte dirette, imponendo ai Cantoni di prevedere alleggerimenti fiscali per le famiglie in cui entrambi i coniugi lavorano. Berna ha fissato un importo massimo deducibile di 10 mila franchi. Il Consiglio di Stato, in considerazione delle detrazioni già previste per i figli a carico, ha fissato un limite di 5.500 franchi. In sede di dichiarazione potranno essere fatte valere unicamente le spese comprovate relative alla cura dei figli (fino a 14 anni) durante l?orario di lavoro o di formazione o per la durata dell?incapacità di guadagno. In pratica, potranno essere dedotte le indennità giornaliere pagate ad asili nido e dopo scuola, così come i compensi accordati alle persone che si occupano della custodia dei bambini, quali mamme e famiglie diurne. Tradotto in moneta, fra deduzioni per figli a carico e per le cure prestate da terzi, i contribuenti potranno detrarre dal reddito fino 16.400 franchi a figlio. La Commissione tributaria del Parlamento intende andare oltre. A maggioranza propone una deduzione differenziata: 10 mila franchi fino ad un reddito imponibile di 80 mila e 5.500 franchi per redditi superiori a questa soglia. Nel primo caso, che dovrebbe interessare circa il 75% delle coppie che lavorano, la deduzione massima complessiva per ogni figlio a carico sarebbe di 20.900 franchi. La minoranza commissionale per contro è favorevole alla versione governativa, ritenuta equa, proporzionata e sufficientemente sociale. Il tema non è nuovo. Era già stato affrontato in Gran Consiglio sul finire degli anni Novanta, quando a livello federale le discussioni erano ancora in alto mare. Nel 1997 il Parlamento aveva respinto un?iniziativa che proponeva di defiscalizzare, oltre all?asilo nido e alla baby sitter, anche la domestica. A stretto giro di posta erano poi state presentate altre tre iniziative (tuttora inevase) sulla medesima falsariga: una di Laura Sadis che proponeva deduzioni per tutti indipendentemente dal reddito (ma era compresa la cura dei familiari anziani e invalidi), una di Maddalena Ermotti Lepori (limitata alla custodia dei figli) e una di Lorenza Hofmann, che invece prevedeva deduzioni solo per i meno abbienti. La richiesta di una deduzione per la custodia dei figli parte dal principio della parità dei diritti fra uomini e donne. La spesa sostenuta dalla famiglia è considerata necessaria affinché anche la madre possa svolgere un?attività lavorativa. Ci sono poi argomenti di natura accessoria, come l?incentivo a ricorrere ad enti riconosciuti, la riduzione del lavoro nero e il pagamento degli oneri sociali delle persone attive nel settore. In Parlamento il nodo del contendere sarà puramente finanziario, perché sul piano del principio non ci sono obiezioni. Sorprende però che sia stato trascurato un aspetto importante e che nessuno, pur dovendo dar seguito ad un obbligo federale, si sia chiesto fino a che punto è equo lo sgravio per le cure dei figli, a maggior ragione se attuato indipendentemente dal reddito. A fronte di deduzioni più o meno significative per chi affida a terzi la cura dei figli, non è previsto nulla, e nemmeno se ne fa menzione, per quelle famiglie in cui un coniuge rinuncia all?attività lucrativa per crescere i figli. Queste coppie, che non sono necessariamente dei nababbi, hanno minori introiti per una scelta in favore della famiglia e magari a parità di reddito lordo si ritrovano a pagare più imposte di quelle che ricorrono alla baby sitter. Nel messaggio il Governo si limita a ricordare che il Consiglio federale, per migliorare l?equità fiscale tra le famiglie che affidano a terzi la cura dei figli e quelle in cui un genitore si occupa della cura della prole, aveva introdotto la cosiddetta «tariffa per genitori», che consisteva in uno sconto d?imposta di 250 franchi per ogni figlio o persona bisognosa a carico. Siccome questa novità non è stata oggetto di armonizzazione e visto che le deduzioni per i figli sono già fra le più sociali della Svizzera, il Governo dice che non ha ritenuto necessario introdurla. La famiglia in cui un coniuge decide di stare a casa per accudire i figli, anche a costo di sacrifici, avrà quindi un trattamento fiscale peggiore. Su questo aspetto il Parlamento finora è stato totalmente silente. Al di là delle divergenze di natura finanziaria sembra più preoccupato di rincorrere le asserite esigenze di pari opportunità uomo/donna che di perseguire il principio di equità; dimenticando oltretutto che una deduzione fiscale per le coppie in cui entrambi i coniugi lavorano esiste già. Chiamare deduzioni sociali quello che in certi casi è solo un lusso, suona quanto meno improprio.