Pensieri dal battellino

Me ne infischio

«A Natale siamo tutti più buoni e quindi basta inveire contro i guastatori del Paese», mi ha intimato Asia – Tuttavia quando la misura è colma è colma
Bruno Costantini
21.12.2024 06:00

A Natale siamo tutti più buoni e quindi basta inveire contro i guastatori del Paese. Così mi ha intimato Asia durante l’ultima traversata dell’anno sul battellino stracarico di Barbera fatto col mulo per le trincate delle festività. Le ho risposto con una delle frasi più celebri della storia del cinema: cara, francamente me ne infischio (Clark Gable nel finale di Via col vento). Primo: forse a Natale faremo finta di essere tutti più buoni, ma sicuramente saremo quasi tutti più poveri (senza grandi prospettive di riscatto se pensiamo ad esempio ai premi della cassa malati e alla relativa inazione politica, salvo indignarsi con fermezza per il disastro). Secondo: se smorzare i toni significa non disturbare il manovratore perché sarebbe stato folgorato sulla via del bene comune ci si sente istigati a fare il contrario, tanto più in un momento in cui c’è una strisciante tendenza autocratica nei rapporti tra potere e informazione, con irritazione mascelluta verso chi non s’accontenta di certe bubbole dell’ufficialità. Quando la misura è colma è colma, anche se è Natale. Alla mia amica microinfluencer del lago e content creator ho ricordato quello che abbiamo vissuto durante l’anno ticinese e lei non ha fatto un cip, anche perché, ravanando tra gli oroscopi, ha scoperto che pure il 2025 per noi si preannuncia fosco. A un Governo e a un Parlamento senza bussola, a una classe politica che ha la consistenza dell’acqua ossigenata, che spera in consulenze esterne alibi per trarsi d’impiccio e che fa rimpiangere i vecchi tenori magari poco democratici all’interno dei partiti ma con le idee chiare e la capacità di decidere e assumersene le responsabilità, si è affiancata la vicenda dell’autocombustione al Tribunale penale cantonale, partita come bega di pianerottolo e poi finita (ma del tutto finita non lo è ancora) in un falò istituzionale senza precedenti e senza che la popolazione abbia capito chi sono i buoni e chi sono i cattivi e perché sono buoni e cattivi. Una cosa è però chiara persino al Gigi di Viganello che non parla la lingua dei legulei: di mezzo c’è la credibilità di persone che per professione giudicano altre persone. Dobbiamo far finta di niente? Il Consiglio di Stato, in una lettera al Gran Consiglio sulla visione strategica per il terzo potere ticinese, che alcuni hanno già bollato come evasiva e deludente, afferma che «l’obiettivo è di perseguire una Giustizia moderna ed efficiente, nella quale cittadine e cittadini ripongano fiducia». Davvero? Si vede che Super Norman ha unito i puntini del disegno. Il Governo sottolinea poi «l’importanza sostanziale del processo di selezione dei magistrati di competenza del Parlamento», ma qui la questione si fa molto complessa, scomoda, forse irrisolvibile. Infatti, a parte le commissioni di esperti indipendenti trasformate in foglie di fico, i partiti dovrebbero innanzitutto cominciare a fare pulizia al loro interno con una selezione più rigorosa delle persone da candidare al Gran Consiglio che, se elette, dovranno a loro volta nominare i magistrati dell’ordine giudiziario, altrimenti si continuerà con esibizioni politiche ignominiose. Senza pudore, senza vergogna, quasi con vanto. La stupidità è noiosa, dice il teologo Vito Mancuso. Ce ne siamo accorti. Ma è Natale, Asia se n’è già andata con la sua bici elettrica rosa verso via Nassa per acquistare gli ultimi regali e io rimasto qui, come un pirla sotto l’albero, dovrei smorzare i toni. Francamente me ne infischio.