Commento

Mercato, prezzi ed economia pianificata

Nel mondo d’oggi c’è molta ostilità verso l’economia di mercato e si tende a incolparla di tutti i mali che appaiono nella produzione di beni e servizi
Carlo Rezzonico
Carlo Rezzonico
12.10.2022 06:00

Nel mondo d’oggi c’è molta ostilità verso l’economia di mercato e si tende a incolparla di tutti i mali che appaiono nella produzione di beni e servizi. Sta avvenendo anche per i prezzi dei prodotti energetici, spinti verso livelli altissimi – si dice – da operatori avidi di profitto e insensibili al bene comune. Si tralascia di considerare che l’aggressione all’Ucraina da parte di un dittatore ambizioso e spregiudicato ha causato una grave scarsità di petrolio e gas. In una situazione del genere i prezzi inevitabilmente salgono fortemente. Tuttavia l’impennata va attribuita non a difetti dei mercati e non costituisce un loro fallimento. Dimostra invece che essi svolgono correttamente la loro funzione di segnalare la scarsità di certi beni, di indurre a utilizzarne meno e di favorire iniziative affinché se ne producano di più. Abbiamo bisogno, non di prezzi bugiardi, ma di prezzi che riflettano la realtà e contribuiscano a riequilibrare la situazione. 

Naturalmente si devono aiutare coloro che dimostrano di trovarsi veramente in grave disagio, ma non tutta la popolazione o vaste fasce di essa. Mi sembra però che per certe persone i mercati funzionano bene solo quando producono prezzi che piacciono a loro, ossia molto alti per i venditori e molto bassi per i consumatori unitamente ad alcuni uomini politici in vena di demagogia. Dal disappunto per prezzi sgraditi nascono poi richieste di interventi statali sempre più incisivi e spesso controproducenti, che avvicinano l’ordinamento economico a poco a poco, ma in modo continuo, alla pianificazione.

Ora si ammette che talvolta i mercati non funzionano in modo soddisfacente e che vengano manipolati da operatori irresponsabili. Qui occorre rammentare che in ogni istituzione o attività umana purtroppo esistono alcuni soggetti che commettono malversazioni. Perfino le Chiese, sempre così sollecite nell’evocare alti principi religiosi e morali e nel condannare economia e fi-nanza, non ne sono esenti. Si deve però considerare che nelle economie pianificate, come la storia del ventesimo secolo ha dimostrato, corruzione, favoritismi, inefficienze, sprechi, danni all’ambiente e altro ancora hanno allignato assai più che in ordinamenti liberi. Inoltre si nota che attualmente certi regimi dittatoriali, come in Cina, Russia e Turchia, stanno moltiplicando le limitazioni all’attività delle aziende, confermando ancora una volta il parallelismo tra pianificazione o forti interventi statali da un lato e assenza di libertà in ogni senso dall’altro.

Purtroppo ho l’impressione che taluni confrontino l’economia di mercato così come è nella realtà con una economia pianificata ideale, come non è mai esistita né esisterà mai. Ora delle due l’una: o si confronta una economia di mercato ideale con una economia pianificata ideale oppure si confronta l’economia di mercato come si svolge effettivamente con una economia pianificata nelle sue manifestazioni concrete attuali o recenti. Ma mettere a confronto un ordinamento così come si configura effet-tivamente con un sistema nella sua concezione perfetta e avulsa dalla realtà non è giusto né leale.

Concludo dando un altro esempio di quelle che considero critiche ingiustificate al concetto di mercato. Il 12 settembre la Neue Zürcher Zeitung ha ospitato un articolo di Hans-Rudolf Zulliger. Ne do una traduzione della parte iniziale: «Chi blocca i cambiamenti rapidi nel campo dell’energia? …. La risposta giusta è: il mercato svizzero dell’elettricità, perché dà stimoli grotteschi. Mentre gli utilizzatori di elettricità pagano fino a quasi 34 centesimi per chilowattora di elettricità solare regionale, si ricevono per elettricità immessa nella rete mediamente 9,3 centesimi». Condivido pienamente l’opinione dell’esperto. L’unica cosa che mi dispiace è l’uso della parola «mercato». Il prezzo bassissimo di 9,3 centesimi, per quanto a mia conoscenza, non risulta da un incontro di domanda e offerta ma rappresenta un prezzo amministrato. Di conseguenza le critiche (giustificate) vanno rivolte, non a un mercato che in questo caso non esiste, bensì a chi fissa il prezzo.