Milano, il secondo emendamento e gli USA sempre più Far West

«Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto». Così recita il secondo emendamento statunitense. Non importa quanto furiosa sia la discussione dopo ogni nuova sparatoria. Non importa quale percentuale della popolazione americana sia pronta ad abbracciare nuove regolamentazioni sull’acquisto delle armi. Coi diritti fondamentali non si scherza. E fa un po’ specie pensare che le radici di questa perversa libertà, una libertà che lascia sull’asfalto, ogni anno, i cadaveri di centinaia di innocenti statunitensi, traggano nutrimento dal pensiero illuminato di un celebre filosofo e giurista milanese vissuto nel 18. secolo: Cesare Beccaria. È fatto ormai comprovato che i padri fondatori degli Stati Uniti d’America conoscessero bene il suo capolavoro, Dei delitti e delle pene. Tanto bene che sono molti i passaggi finiti, ben evidenziati, nei taccuini e nei discorsi dei primi leader americani. Particolarmente cara ai sostenitori del Secondo emendamento è una considerazione di Beccaria: «Le leggi che proibiscono di portare armi non disarmano che i non inclinati né determinati ai delitti». Insomma, una più rigida regolamentazione toglierebbe agli onesti la possibilità di difendersi, lasciando liberi i criminali (in grado di procurarsi armi tramite vie illegali) d’agire come meglio credono. Una logica opinabile, presa tuttavia da molti (leggasi: rappresentanti repubblicani) come verità assoluta: «Nessuno tocchi le nostre armi». A pochi giorni dalla strage di Uvalde, ecco il partito dell’elefantino proporre le solite soluzioni: «Aumentiamo il numero di guardie armate nelle scuole. I docenti abbiano sempre a disposizione un’arma, così che possano abbattere gli assalitori». Da Ted Cruz, poi, il colpo di genio: «Mettiamo una sola porta alle scuole: basta proteggere quella e nessuno potrà entrare dal retro». Presto, ci domandiamo, fra i requisiti per insegnare sarà necessario dimostrare di aver prestato servizio in Afghanistan o Iraq? È davvero questa la società nella quale gli statunitensi vogliono vivere?
Secondo i dati raccolti nel 2021 dal think tank Pew Research Center, circa la metà degli americani (48%) considera la violenza da armi da fuoco nel proprio Paese un «problema molto grande». Un altro 24% lo ritiene un «problema moderatamente importante». Se alla domanda generale «Le leggi sulle armi dovrebbero essere più severe di quelle attuali?» soltanto un 53% degli americani risponde positivamente (81% dei democratici, 20% dei repubblicani), a quesiti più specifici le cose cambiano. Quasi nove su dieci (87%) sostengono lo stop alla vendita di armi a persone affette da malattie mentali (90% dem, 85% rep), mentre l'81% è favorevole a sottoporre a controlli di base ogni tipo di vendita (92% dem, 70% rep).
Buona parte degli statunitensi farebbe volentieri, quindi, almeno un piccolo passo verso la limitazione dell’accesso alle armi. Ma al Senato l’argomento non è nemmeno preso in considerazione. A causa del «filibustering» (una forma di ostruzionismo parlamentare), la tematica non viene approfondita se non con il via libera di 60 rappresentanti su 100. Quota irraggiungibile. Ed ecco quindi il paradosso beccariano perpetrato dalla politica statunitense: ignorare come il milanese abbia sottolineato la totale inutilità di pena di morte e torture (Guantanamo può dormire sonni tranquilli) per venerare invece il suo punto di vista sul porto d’armi per tutti.
E a proposito di porto d’armi: se l’acquisto sembra destinato a rimanere facilissimo, lo sfoggiare «il ferro» in pubblico potrebbe addirittura divenire più semplice. La Corte Suprema dovrebbe pronunciarsi presto (fra giugno e luglio) su un caso aperto nello Stato di New York. Due uomini della contea di Rensselaer contestano il requisito statale di «giusta causa» per ottenere il porto d'armi. A loro dire questo sarebbe un diritto di base già concesso dal solito secondo emendamento. Se il massimo organo di giustizia statunitense dovesse dare loro ragione, non servirà più un motivo valido per potere avere sempre una pistola nella fondina.
Sembra insomma che, dopo essere stato conquistato dai coloni, il Far West si stia riprendendo tutto il Paese, portando con sé la propria violenta logica. Riusciranno gli Stati Uniti a risvegliarsi da un incubo che sa di polvere da sparo? Le probabilità sembrano tremendamente basse.