Ventisei Cantoni

Non c’è pace all’Università di Ginevra

Dopo la bonaccia dei mesi estivi, il nuovo anno accademico si è aperto furiosamente. Come si era chiuso il precedente.
Moreno Bernasconi
24.09.2024 06:00

Non c’è pace all’Università di Ginevra. Dopo la bonaccia dei mesi estivi, il nuovo anno accademico si è aperto furiosamente. Come si era chiuso il precedente. Polemiche e scontri erano andati crescendo in modo esponenziale già negli ultimi tre anni creando fortissime tensioni fra rettorato e gruppi militanti violenti, gruppi che hanno goduto del sostegno dalla Conferenza universitaria delle associazioni studentesche (CUAE). Per statuto, la Conferenza dovrebbe essere l’associazione di categoria degli studenti, ma si sta rivelando un organo fazioso, che conduce una battaglia politica di estrema sinistra. Con i soldi delle quote universitarie e le sovvenzioni dell’UNI. Due settimane fa è scoppiata una nuova bomba. Quella dell’agenda 2024-25 fatta stampare dalla CUAE in 5500 copie e la cui distribuzione agli studenti è stata bloccata dal Rettorato.

Facciamo un passo indietro. Nel 2022, studenti mascherati avevano fatto irruzione durante conferenze organizzate dalla Società di psicanalisi della Svizzera romanda e dal Gruppo di riflessione svizzero di politica estera FORAUS impedendo lo svolgimento delle conferenze e togliendo violentemente la parola alle e ai conferenzieri che si esprimevano su temi controversi come la transidentità e gli adolescenti o la neutralità svizzera. Il rettorato dell’Università aveva scelto la via del dialogo con le associazioni studentesche affinché simili casi violenti non si ripetessero e venisse garantito il rispetto delle persone e della libertà di espressione. Ma alla fine ha dovuto rassegnarsi a sporgere denuncia penale costatando che la CUAE faceva il doppio gioco: «La nostra speranza é andata delusa; la volontà di dialogo è stata mal interpretata e ha generato presso alcuni un sentimento di impunità». Sentimento di impunità che ha spinto ora movimenti radicali propalestinesi e marcatamente antiisraeliani sostenuti dalla CUAE a svolgere attività politiche giudicate antisemite dalla CICAD, il Coordinamento intercomunitario contro l’antisemitismo in Svizzera. Sotto accusa è l’agenda realizzata dall’Associazione degli studenti e finanziata dall’UNI con 30.000 franchi. Stavolta è la CUAE a denunciare il divieto di distribuirla gridando alla violazione della libertà di espressione. Ma l’agenda è super partes e/o comunque rispettosa, nelle modalità di espressione, delle diverse opinioni su fatti drammatici, in corso o passati? Purtroppo, l’impostazione dell’agenda è assolutamente di parte: un manuale per militanti di una causa per cui combattere (in copertina campeggia una salamandra, simbolo della lotta contro il nemico e del valore militare). Una specie di breviario politico di Kim Il-sung. Che travisa fatti, lancia gravi e infondate accuse e comporta pesanti silenzi. Ecco alcuni esempi. L’agenda termina emblematicamente il 5 ottobre 2025 - due giorni prima del secondo anniversario del barbaro massacro del 7 ottobre da parte di Hamas - con l’appello «Free Palestine, from the River to the Sea», che significa la cancellazione di Israele. L’agenda inneggia all’atto di pirateria aerea perpetrato il 6 settembre 1970 dal Fronte popolare di liberazione della Palestina, organizzazione riconosciuta come terroristica dall’UE. Ma il 7 ottobre 2024 l’agenda tace: non fa menzione alcuna del massacro compiuto da Hamas. Come é silente il 16 ottobre, giorno in cui fu compiuto l’assassinio di Samuel Paty da parte di un dijadista e neppure il 16 settembre, giorno in cui Mahsa Amini morì nelle mani della polizia iraniana. L’agenda studentesca realizzata dalla CUAE non solo legittima la causa del terrorismo islamico, ma accusa la polizia di razzismo e «assassinio». Alla data 8 settembre afferma - cito - «Quattro anni dall’assassinio di Roger Nzoy Wilhelm a Morges, dopo una serie di omicidi razzisti da parte della polizia svizzera». Il caso non è ancora chiuso, ma la giustizia esclude la fattispecie dell’assassinio (che implica la premeditazione). L’agenda esprime giudizi molto pesanti anche sul rettorato e le autorità ginevrine in occasione della nomina del nuovo rettore/rettrice. Parla di «censura» nei confronti di uno dei candidati scartati dalla Commissione di nomina e celebra l’anniversario della nomina della nuova rettrice Audrey Leuba con confusi termini accusatori. L’UNI di Ginevra assomiglia sempre più a Nanterre. Nel Sessantotto.