Oltre la frontiera ora aspettano le famiglie ticinesi
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Qualche sera fa in una televisione privata di Como alcuni sindaci dei centri italiani attorno alla frontiera svizzera facevano il punto sul numero di persone e famiglie che dal Ticino si stanno trasferendo in Italia. Il sindaco di Porlezza, ad esempio, illustrava gli investimenti che sta facendo il suo municipio sul fronte scolastico proprio per andare incontro alla crescita demografica. Discorsi simili sono stati fatti da altri rappresentanti delle amministrazioni comunali sia della provincia di Varese che della provincia di Como. Un fenomeno, questo dei ticinesi che si spostano a vivere in Italia, non nuovo. Ma che ultimamente ha avuto uno sviluppo costante.
Lo ha fotografato un anno fa, con dati tuttavia non aggiornati, l’Ufficio cantonale di statistica (Ustat) mettendo in evidenza che nei flussi pluriennali analizzati (2013-2020) l’aumento di persone con passaporto svizzero che hanno scelto di vivere oltreconfine ha registrato un più 42 per cento. Le cause di questa tendenza non sono sconosciute; anzi, sono sotto gli occhi di tutti: l’aumento del costo della vita, la crescita ormai inarrestabile dei premi di cassa malati, i prezzi delle case e delle diverse assicurazioni, i costi dell’istruzione. In Italia si stanno trasferendo frammenti di classe media ticinese che non vuole più stringere la cinta e arrivare, quando arriva, a fine mese senza più un franco.
La nuova situazione è stata spiegata dal titolare di una agenzia immobiliare di Ponte Tresa che da anni ormai ha centrato parte del suo business proprio sui ticinesi.
Ha raccontato che tanti vivono nella parte italiana di Ponte Tresa perché - al di là del costo della vita - riescono ad acquistare una abitazione con giardino di 150, 200 metri quadri spendendo quanto spenderebbero in Ticino per comprare due locali. E inoltre la mattina prendendo il treno in meno di 20 minuti sono in centro a Lugano. Certo, poi un conto è vivere in Italia e un altro vivere in Svizzera. E inoltre bisognerebbe capire chi sceglie di vivere in Italia facendo il frontaliere (che ultimamente comincia a non avere i vantaggi di un tempo) che radici ha nella Confederazione. Alcuni sindaci hanno parlato anche di pensionati svizzeri che scelgono i paesi di confine per vivere una situazione economica più tranquilla e mantenere contemporaneamente i rapporti con i parenti che rimangono in Ticino. E viste le rendite AVS, i tagli agli aiuti sociali e i costi principali del bilancio familiare in crescita, questa tendenza è destinata a crescere.
E allora, davvero risiedere in Ticino ha perso o sta perdendo attrattività?
Andando a vedere i numeri, la composizione del numero di abitanti nei Comuni di frontiera e la loro origine, il fenomeno per ora appare tuttavia ridotto (i dati dicono che gli svizzeri sono poche decine). Ma proprio per questo è il caso di intervenire preventivamente perché questo flusso di abitanti in uscita ci dice che il sistema di sviluppo e gli equilibri economici e sociali che hanno portato al successo la Svizzera inizia a scricchiolare, e il modello va aggiornato. Ma questo la classe politica lo sa bene, il problema è che non trova una alternativa, un cambio di marcia. E come accade per i premi di cassa malati osserva sconsolata crescere i costi come se fosse un fatto ineluttabile, senza rimedio.