Palazzo dei Congressi, c'è poco da festeggiare
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E così il Palazzo dei Congressi fa cinquanta. Mezzo secolo di vita, un servizio costante reso al Comune, alla cittadinanza e ai privati a cadenza quasi giornaliera, come ben sa chi ne gestisce le sorti navigando a vista in un mare di eventi e istituzioni sempre più esigenti e selettivi. Un pensiero vada a Sacha von Büren e alla sua squadra, all’enorme lavoro e alla loro capacità (in collaborazione con Lugano Region e gli altri attori attivi sul territorio) di continuare ad attrarre sempre nuovi clienti, che poi generalmente ritornano, diventando quasi degli abitués. Dire che il Palazzo dei Congressi non dimostra la sua età sarebbe una palese menzogna, ma il suo ruolo lo ha pur svolto in tutti questi anni, e bene o male continua a farlo, sgravato oggi dalla presenza del LAC.
Tutto bene quindi? Non direi. Me ne dà adito l’idea di celebrarne la ricorrenza con uno sguardo rivolto al passato, come promette di fare la Città nelle prossime settimane, con mostre e pubblicazioni. Se davvero se ne vuole raccontare la storia, bisognerà allora raccontarla per intero, e non è detto che si facciano soltanto delle belle figure. Chi desidera conoscerla nei dettagli non ha che da riprendere gli studi di Riccardo Bergossi, ad esempio l’impeccabile «Salto del fosso o tuffo nell’acqua?» pubblicato sul «Cantonetto» nella monografia del 2012 dedicata a Mario Agliati. E proprio Mario Agliati è figura che può incarnare alla perfezione i tormenti della Lugano di quel tempo, divisa tra la tutela del suo patrimonio storico e il progetto di una costruzione moderna, il primo polo congressuale del Cantone, che apparentemente non offriva validi piani B (vecchio mantra della politica non lungimirante e chiusa in se stessa). Agliati prima si disse contrario, poi si convinse a sostenere il progetto per il bene della cittadinanza e infine – giù il cappello di fronte a tanta onestà intellettuale – se ne pentì amaramente, con pubblica ammenda. E con lui molti altri, fino al momento presente.
Il dibattito partiva da lontano, almeno dal 1915 quando l’architetto Giuseppe Maraini aveva proposto di coprire con un tetto l’area del maneggio tra le scuderie di Villa Ciani, per trasformarla in una sala da concerti per mille persone. Poi ci fu la lunga diatriba sulla sede stabile delle Fiera svizzera di Lugano nella zona del Campo Marzio, con i progetti (bellissimi, a vederli sulla carta) di Augusto Guidini jr e Armin Meili sia a nord che a sud di Viale Castagnola, verso la Foce. Infine, ma con destinazione in parte diversa, il teatro all’aperto di Rino Tami e Alberto Camenzind pensato per ospitare la Rassegna internazionale del film, nel cuore del Parco Ciani in prossimità della Biblioteca cantonale, datato 1946. Come si sia potuti arrivare da queste visioni (alcune le trovare illustrate in coda a queste righe), tutte comunque rispettose della villa e della sua storia, all’ecomostro che si costruì alla fine degli anni Sessanta, è una sceneggiatura che ha molti protagonisti: lo stesso Camenzind, che convinse la politica a destinare al nuovo edificio l’area di Piazza Castello; la Pro Lugano, il Kursaal e le istituzioni turistiche, più propense a sostenere un progetto vicino al centro della città; e infine la popolazione, che nel referendum del 1962 diede l’avallo finale ai piani sostenuti dal Municipio, con la benedizione del Dipartimento cantonale delle costruzioni diretto da Argante Righetti. A nulla valse il braccio di ferro ingaggiato da intellettuali, docenti e architetti ticinesi, preoccupati per lo scempio di cui sarebbe stato fatto oggetto il paesaggio. E così avvenne, di lì a poco, quando l’edificio immaginato dall’architetto basilese Rolf G. Otto (i ticinesi si rifiutarono di partecipare al concorso) iniziò a salire in altezza, ben oltre le quote del progetto iniziale. Aveva vinto la funzionalità sopra tutti gli altri valori: storici, culturali, estetici, ecologici e di puro buonsenso. Abbiamo imparato la lezione? Mi piacerebbe poter rispondere affermativamente.
![Alberto Camenzind e Rino Tami, progetto di teatro all'aperto nel Parco Ciani, 1946. ©Archivio del Moderno, Fondo Rino Tami](https://naxos-cdn01.gruppocdt.ch/cdt/stories/2025/02/05/internals/eda74c4c-2dfe-4fb8-87cf-fa6872079151.jpg)
![Augusto Guidini Jr, progetto per un centro fieristico e congressuale alla Foce, 1954 ©Archivio del Moderno, Fondo Guidini](https://naxos-cdn01.gruppocdt.ch/cdt/stories/2025/02/05/internals/70b36f16-c73b-42e4-8af1-5d48a40ee0ec.jpg)
![Giuseppe Maraini, progetto per il nuovo Museo Caccia a Villa Ciani, 1915. ©Archivio del Moderno, Fondo Cino Chiesa](https://naxos-cdn01.gruppocdt.ch/cdt/stories/2025/02/05/internals/4ced7cc7-5d65-452d-8c19-046ea63da684.jpg)
![Rolf Otto, Palazzo dei Congressi, domanda preventiva (con quote più basse delle attuali), 1965. ©Archivio Edilizia Privata, Lugano](https://naxos-cdn01.gruppocdt.ch/cdt/stories/2025/02/05/internals/5d08df91-77df-46ae-a102-d76c8cb155cf.jpg)