Partitocrazia e Consiglio federale
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Viola Amherd, consigliera federale alla testa del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS), da sette anni in carica, terminato l’anno di presidenza ha rassegnato le dimissioni per fine marzo. Dimissioni non dovute all’età, ha 62 anni, e neppure per la durata in carica, sette anni. Ipotizzabile che non ce la facesse più a dirigere un Dipartimento già di per sé difficile ma oggi in stato preoccupante. Per decenni il Dipartimento è stato negletto, in considerazione della realtà europea e mondiale di allora. La situazione è drammaticamente cambiata, ai confini dell’Europa abbiamo la guerra. Il nostro esercito è giudicato inadeguato, senza dimenticare gli eccessivi ritardi e preoccupanti sorpassi miliardari per gli indispensabili ammodernamenti. Più di una ventina di papabili e aspiranti alla carica di Consigliere federale del partito del «Centro» si sono precipitati a comunicare di non essere interessati, spaventati per le grane che erediterebbero dovendo assumere il Dipartimento di Amherd.
La prossima elezione per la vacanza in Consiglio federale del 12 marzo 2025 invita a qualche considerazione. L’art. 96 della Costituzione federale stabilisce che «I membri del Consiglio federale vengono nominati per quattro anni dall’Assemblea federale fra tutti i cittadini svizzeri eleggibili al Consiglio nazionale». L’art. 75 che «Eleggibile a membro del Consiglio Nazionale è ogni cittadino svizzero dello stato secolare avente diritto di voto». Oggigiorno i partiti, in sostanza, hanno deciso di contravvenire al disposto costituzionale. La «partitocrazia» e la difesa della casta si sono imposte, di fatto la scelta per la carica viene limitata a due, massimo tre candidati proposti dal partito. Le due ultime elezioni sono la conseguenza di questa ottusa avidità partitica. Quella della sempre sorridente signora Baume-Schneider, giudicata generalmente debole e impreparata, che ha battuto l’altra candidata del partito, la competente, efficiente ma meno sorridente Eva Herzog. Vietato votare per altri capaci deputati socialisti. Si è privilegiata l’incompetente avendo timore dell’efficienza e indipendenza della competente? Stessa sorte tra i due candidati socialisti Jans e Pult. Il più debole ha avuto la meglio. Ovviamente il partito impedisce la nomina del consigliere agli Stati Daniel Jositsch, stimato e votatissimo, perché social democratico e quindi non grato ai progressisti della dirigenza. Così facendo si indebolisce il Governo ed infatti solo due sono i consiglieri federali (Keller Sutter e Rösti) ai quali media e critica attestano indubbie competenze e statura per la carica, esprimendo riserve più o meno accentuate sugli altri. Tutte persone perbene i nostri governanti, quale svizzero sono orgoglioso che da noi non si debba assistere, come nei Paesi confinanti, a Presidenti e Primi Ministri perseguiti in giustizia e condannati. Per diffidenza contadina non amiamo i primi della classe, atteggiamento che ha le sue ragioni, ma rendiamoci conto che i tempi sono cambiati e le difficoltà esponenzialmente aumentate chiedono competenza ed esperienza.
La ricerca del miglior candidato dovrebbe prevalere sulla ottusa disciplina di Partito. Cito tre casi di elezioni passate dove il valore è stato determinante. In un caso l’eletto non era candidato e neppure membro del Parlamento. Nell’altro una nomina quale riconoscimento di meriti passati, nella terza la riconosciuta competenza dell’alto funzionario è tale da non prendere in considerazione possibili concorrenti. Si tratta nel primo caso di Willi Ritschard, di estrazione operaia e poi sindacalista preferito al candidato ufficiale, Presidente del suo partito. Affermatosi poi quale ottimo ministro delle finanze. Nel secondo caso parlo di Friedrich Traugott Wahlen che oltre alla notevole competenza quale agronomo aveva referenze di esperienze all’estero. A lui dobbiamo il piano agricolo del 1940, che ci ha aiutato a superare il tempo di guerra. Eletta alla massima carica confederale una persona alla quale il Paese doveva molto. Il terzo esempio esprime apprezzamento per la competenza ed i servizi resi. Si tratta di Hans Schaffner, alto funzionario per diversi anni plenipotenziario e poi direttore della Divisione del Commercio. Il Partito Liberale Radicale lo designò unanimità e all’Assemblea federale venne eletto a larga maggioranza senza praticamente avversari. I tempi sono cambiati e la vita dei sottosegretari nella Confederazione è diventata più rischiosa. Nel Dipartimento degli Esteri in sette anni (dal 2016 al 2023) si sono succeduti quattro sottosegretari (Baeriswyl, Balzaretti, Leu, Fasel). Nel Dipartimento Militare si viene dimissionati il giorno stesso della nomina. L’apprezzato deputato socialista Roger Nordmann lascia esterrefatti affermando che se ci sarà una sola candidatura sarà libero di votare per chi vuole (altrimenti non lo sarebbe?), il capogruppo dei Liberali afferma che un ticket di due candidati obbliga a votare per uno dei due (anche se insufficienti?). L’ottusa partitocrazia ha vinto. I tempi sono impegnativi, la società sta cambiando i rapporti geopolitici tesi ed astiosi, abbiamo bisogno di eccellenze, magari andando a cercarle, se necessario, fuori dal parlamento. Auguriamoci che la coscienza della propria dignità sappia resistere ai meschini calcoli di potere delle segreterie di partito.