Pornografie da spiaggia

Riflessioni su episodi accaduti lungo i fiumi locarnesi
Oliver Broggini
08.08.2009 05:00

di OLIVER BROGGINI - Se due indizi fanno una prova – come insegnano il buon senso e le regole-base della giallistica –, forse è il caso di soffermarsi sui due episodi quasi identici recentemente accaduti sulle rive dei fiumi locarnesi. Senza indulgere nei particolari, un riepilogo; qualche settimana fa a Golino, quattro attempati nudisti hanno dato vita a un?orgia sotto il solleone, e non si sono fermati neppure quando due adolescenti li hanno scoperti – passando di lì per caso – in cotali bollenti faccende affaccendati. In valle Onsernone, solo qualche giorno fa, avvinghiata nell?accoppiamento fluviale era invece una coppia giovane e prestante, ugualmente immune all?imbarazzo: a tal punto, che una famigliola svizzero tedesca ha addirittura fotografato i due in posizione inequivocabile, spedendo poi le prove – con somma e geniale malignità – al Blick. Ora, se va concesso che il caldo, lo scenario naturale e l?apparente solitudine possano indurre in tentazione oggi come ieri, entrambi gli episodi hanno almeno un elemento distintivo davvero contemporaneo, sul quale vale la pena di spendere qualche considerazione; la totale spudoratezza dei protagonisti. Provando quindi a ragionarci su seriamente, è possibile – a mio parere – ipotizzare un legame tra quanto accaduto sulle nostre spiagge e la più recente rivoluzione avvenuta nel campo della pornografia. Non credo di rivelare niente di particolarmente segreto, se parlo di come negli ultimi mesi – con l?avvento del cosiddetto «Web 2.0» – i siti Internet per adulti abbiano vissuto una mutazione radicale in senso «democratico», simile a quella già verificatasi per il medium televisivo. Se in precedenza, infatti, il palcoscenico era dominato da attori professionisti, oggi – grazie alle nuove modalità di condivisione dei contenuti digitali, il corrispettivo di ciò che è stato il reality show per la Tv – al centro dell?obiettivo c?è soprattutto la gente comune, che può produrre e proporre al mondo, in proprio, ogni genere di filmino dal contenuto esplicito. Una nuova possibilità tanto potente – considerato il principio dominante della nostra epoca tecnica, «Se si può, allora si fa» – non poteva non riverberarsi, prima o poi, anche sul mondo reale. Fatta questa premessa, ecco allora che l?immagine divulgata in questi giorni dal Blick – datemi fiducia continuando a leggere, perché non sarò inutilmente pruriginoso – diventa una rara e preziosa testimonianza. Se ci fate caso, per le sue qualità formali – a cominciare dalla posa plastica dei due amanti, che ricorda in maniera impressionante una scena di American Psycho versione cinema – questa fotografia ha tutte le sembianze di uno scatto professionale, e incarna di conseguenza quanto osservato da alcuni filosofi contemporanei, come Jean Luc Nancy; l?immagine si è sovrascritta alla realtà e l?ha plasmata a sua imitazione. Anche nel più intimo e profondo dei momenti, non solo ci comportiamo come se potessimo potenzialmente essere filmati, ma – soprattutto – tendiamo a cercare di riprodurre quanto già visto sotto forma di rappresentazione. Si è definitivamente invertito l?ordine naturale tra la vita e l?arte – nel senso di artificialità – con la prima che rincorre senza speranza la seconda. Fin qui, il discorso filosofico da mezza estate. C?è poi un secondo piano della questione, più politico, che tocca l?opportunità di indignarsi nei confronti dei turisti sporcaccioni; e non tanto per l?atto sessuale in sé. A colpire, piuttosto, è la sensazione di assoluta libertà che quelle persone sembrano riflettere con il loro agire; si comportano, cioè, come se il contesto fosse quello di una «terra di nessuno» da conquistare, vergine e senza leggi, a totale disposizione e utilizzabile per qualsiasi scopo sembri appropriato. Per essere più chiari: ve li immaginate ad accoppiarsi sotto il sole di una qualsiasi spiaggia mediterranea, con il rischio di prendere qualche – giustificata e santissima – pedata nel sedere da un abitante del posto? Io, personalmente, no. Può accadere solo in Ticino: e del resto, a ben guardare, comprensibilmente. Con quale faccia tosta possiamo noi chiedere ai turisti rispetto per la nostra terra, quando siamo i primi a sventrarla, saccheggiarla, devastarla, intossicarla, cementificarla legalmente o abusivamente, e – qualora le precedenti opzioni si dimostrino impraticabili – prostituirla a uso e consumo turistico?