Pensieri di libertà

Proteggere e rispettare

Femminicidi: tra i commentatori buonisti, quelli che una donna la toccherebbero soltanto con un fiore, ce ne sono alcuni che peggiorano le cose proponendo soluzioni offensive e degradanti per le donne stesse
Francesca Rigotti
Francesca Rigotti
07.12.2023 06:00

La questione dei femminicidi fa molto parlare ovunque. Giornalisti, psicologi, esperti e opinionisti di vario genere espongono tesi e opinioni in merito. Non voglio certo prendere il loro posto, ma una cosa ci tengo a dirla. Ed è che tra i commentatori buonisti, quelli che una donna la toccherebbero soltanto con un fiore, ce ne sono alcuni che peggiorano le cose proponendo soluzioni offensive e degradanti per le donne stesse. Poi ci sono i cattivisti, quelli che sostengono che anche le donne menano, sono perfide e provocano, insomma se la vanno a cercare. Di questi non ci prenderemo neanche la briga di parlare. Parleremo invece di coloro che pensano di fare il bene delle donne dichiarando che bisogna proteggerle. Circola un brano, pare del Talmud, ripreso anche alcuni anni fa da Roberto Benigni, che dice:

«State molto attenti a non far piangere una donna: poi Dio conta le sue lacrime! La donna è uscita dalla costola dell’uomo, non dai suoi piedi perché debba essere pestata, né dalla testa per essere superiore, ma dal fianco per essere uguale... un po’ più in basso del braccio per essere protetta e dal lato del cuore per essere amata».

No. Ma non perché una donna particolare non possa aver bisogno in qualche momento di essere protetta da qualcosa, come qualunque altra persona. Ma perché le donne non sono lì, tutte quante, per essere protette quanto rispettate. Rispettate nei loro diritti e nelle loro esigenze esattamente come ogni altro essere umano - e forse anche non umano - uomo o donna, bambina o vecchio. Poi ci sono alcuni tra questi esseri che hanno bisogno, oltre che del rispetto, anche di protezione, perché sono fragili o indifesi, o deboli o malati o disabili. Le donne no, grazie. Gli uomini che dicono di voler proteggere le donne attribuiscono a loro stessi forza e autorità superiori. Implicitamente affermano che le donne sono deboli. E infatti per secoli sono state definite il sesso debole, il secondo sesso (che già non è molto onorifico), se non il «gentil sesso». Come se le donne fossero naturalmente miti, geneticamente gentili, intrinsecamente deboli, esseri, appunto, da proteggere. Meglio di questa idea paternalista il principio del rispetto, che afferma che gli appartenenti alla comunità devono essere trattati rispettosamente perché condividono la condizione morale di essere persone. Il tendere verso forme di rispetto reciproco favorisce il dialogo e conduce a forme di delibera consensuale molto più che atteggiamenti di compatimento inferiorizzanti,

Il rispetto ha, da una parte, un ruolo fondante nei confronti della legittimità liberaldemocratica e, dall’altra, comporta oneri precisi relativi alle scelte e alle azioni politiche che regolano la vita e la convivenza delle democrazie contemporanee.