Il commento

Quando gioca il Lugano e sale il vento nelle vie del cuore

Un'altra finale di Coppa Svizzera, la terza consecutiva: per la squadra bianconera e oltre 12 mila tifosi è di nuovo il momento di sognare
Massimo Solari
01.06.2024 06:00

Sogna, Lugano, sogna. E sognate anche voi, tifosi, che in più di dodicimila proverete a trasformare il Wankdorf in una bolgia bianconera. Ci siamo. Ci siamo di nuovo. E a pensarci bene - prima che le emozioni prendano il sopravvento sulla lucidità - è incredibile. La terza finale consecutiva di Coppa Svizzera dev’essere motivo di vanto. Per un cantone, la città e – naturalmente – il Football Club Lugano, attore protagonista di un sequel che non sembra conoscere titoli di coda. La squadra di Mattia Croci-Torti, oltretutto, ha confezionato l’ennesima stagione-capolavoro. Trovando il modo di migliorarsi ancora. Dando vita a partite memorabili.

Da Istanbul al St. Jakob, senza dimenticare il cinismo con cui è stato zittito il Tourbillon e la coinvolgente rincorsa allo Young Boys, pure messo sotto in casa sua. È stato un viaggio bellissimo. E però manca un’ultima partita. Manca la tappa più importante. L’unica in grado di spiegare il clamoroso esodo verso Berna. L’unica capace di moltiplicare la passione, trasformandola in qualcosa di molto simile all’amore. Lo avvertite, no, il vento che sta salendo nelle vie del cuore? Ecco, è proprio quella cosa lì che vorremmo descrivere a parole. È trasporto, paura che si mischia alla speranza. È identificazione, anche, in un gruppo di ambiziosi calciatori e – certo – nel suo contagioso e autentico condottiero. Gli atti conclusivi del 2022 e 2023 fanno oramai parte dei libri di storia. Ciascuno di noi, ciascuno di voi, però, si porta dentro un frammento di quelle indimenticabili domeniche. La sintesi di ciò che potrebbe accadere fra qualche ora. Nella gioia e nel dolore. La cifra record di biglietti venduti – circa 800 in più rispetto a un anno fa – dimostra però che nessuno è disposto a mollare. Vada come vada. Guai a fermarsi proprio ora, guai a lasciare quei treni fermi alla stazione. Al Crus e ai suoi uomini sono dunque affidati desideri senza età e distretto, nonché album di ricordi intonsi alla data 2 giugno 2024.

Al Wankdorf, contro il temibile Servette, scenderà in campo la formazione più affidabile delle tris di finali. Il cammino in Super League e le lezioni apprese su e giù per l’Europa non suggeriscono altro. Anche il Lugano è forte. Anche il Lugano è temibile. Al netto dei misteri che, non di rado e quando il trofeo è lì da afferrare, possono stravolgere coordinate e piani partita. Sia i bianconeri, sia i granata – al proposito – saranno chiamati a gestire differenti forme di pressione. Per dire: 23 anni di digiuno sono tantissimi, e la compagine di René Weiler non dovrà farsi tradire dalla famelicità. Oddio, pure Sabbatini e compagni sono affamati. Talmente affamati da ritenere insostenibile un altro, eventuale passaggio a vuoto. E poi, proprio il capitano, proprio per lui c’è in gioco qualcosa di altrettanto grande. Un pezzo di vita.

L’inebriante concatenarsi di finali, tuttavia, non permette solo di gonfiare il petto e spostare le masse. Ammettiamolo: nasconde altresì delle insidie. Il Lugano ha già vinto. L’altro ieri, in Coppa, e lungo la clamorosa annata agli sgoccioli. Per certi versi, quindi, è inattaccabile. Tutto vero: ma nello sport i risultati contano quanto i brividi trasmessi. Probabilmente di più. E al momento attuale la bilancia si trova in perfetto equilibrio. Un trionfo struggente da un lato. Una sconfitta da libro Cuore dall’altro. Attorno alle 16, forse dopo, estasi e amarezza graveranno sull’animo in modo diverso. Mentre il gruppo allenato da Croci-Torti avrà attraversato – in un senso o nell’altro – il sottile confine che separa vincenti e perdenti. Sono le regole del gioco. È il prezzo da pagare. Per cedere alla commozione e al godimento oppure abbandonarsi allo sconforto e alla tristezza.

Ma non è ancora il momento di pensarci. No, è tempo di indossare la maglia dei giorni migliori. È l’ora della fantasia, fidandosi – una volta di più – del professore con il cappellino in testa. Sogna, Lugano, sogna. Il terreno del Wankdorf assomiglia a un foglio. Manca solo un verso a quella poesia. Puoi finirla tu. 

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