Il commento

Quante frenate e sterzate in Consiglio comunale

L’ultima parola spetterà con ogni probabilità ai cittadini, ma almeno per ora Lugano non farà la parte del villaggio Gallico in riva al Ceresio (cit.) che erigerà barricate contro le zone 30 e 20 in città
Nico Nonella
12.02.2025 06:00

L’ultima parola spetterà con ogni probabilità ai cittadini, ma almeno per ora Lugano non farà la parte del villaggio Gallico in riva al Ceresio (cit.) che erigerà barricate contro le zone 30 e 20 in città. La destra ha già annunciato il referendum contro la decisione di lunedì del Consiglio comunale di approvare un credito – sforbiciato – per l’estensione di una quarantina di chilometri di queste aree. Un referendum che dovrebbe portare i luganesi alle urne: difficile che la Lega possa perdere una simile battaglia nella «sua» roccaforte, perdipiù su un tema sentito come quello della moderazione della velocità sulle strade e con i cittadini sempre meno propensi ad accettare nuove limitazioni. 

In attesa di scoprire che cosa decideranno i luganesi, ciò che è emerso dal dibattito in Consiglio comunale di lunedì e dalle discussioni nelle varie commissioni è la conferma – qualora ce ne fosse bisogno – che quello delle zone 30 e 20 (per la cronaca: verranno estese di una quarantina di chilometri e più di metà città sarà a 30 km/h) è uno di quei temi che non metterà mai d’accordo nessuno. Lunedì il Legislativo ha evitato un clamoroso testacoda politico lanciando allo stesso tempo un segnale di apertura verso una prassi ormai in vigore a livello federale, seppur con dei paletti imposti dalle Camere. 

Tuttavia, quella che è stato un «Gran Premio» durato un anno e mezzo si è deciso solo all’ultima curva. A tagliare il traguardo sono stati i favorevoli, partiti - così sembrava la scorsa settimana - con gli sfavori dei pronostici. Ma vittoria è stata, e per nulla scontata visto che in aula si è arrivati con ben due rapporti di maggioranza contrari.

A conti fatti, a passare è stata la proposta avanzata dal PLR in un emendamento dell’ultimo minuto (un credito da cui sono stati sforbiciati i fondi per i totem informativi e per le «esigenze particolari») il quale ha riunito sotto un unico fronte schieramenti politici che alla fine hanno fatto una scelta incentrata sul pragmatismo. I progressisti (Sinistra e Verdi), si fosse votato qualche anno fa, avrebbero criticato il Municipio per una proposta «poco coraggiosa» ma hanno deciso per il compromesso, sostenendo (anche) l’emendamento proposto dai liberali radicali. Pure il Centro lo ha avallato «così almeno qualcosa si muove». Piuttosto che nulla, meglio piuttosto.

Allo stesso modo, il Municipio si è schierato, a maggioranza (qualcuno ne dubitava?), con chi aveva preso in mano le cesoie. E il PLR? Inizialmente sembrava che il partito (anche al suo interno il tema non fa l’unanimità) volesse astenersi, lasciando de facto la sua municipale – che ha difeso a spada tratta il dossier – a correre la 500 miglia di Indianapolis con una Lada sovietica degli anni Settanta. Salvo poi abbandonare il «girone degli ignavi» – citato dalla capogruppo Natalia Ferrara in un suo intervento – per schierarsi sotto una delle due bandiere e mettere sul tavolo un taglio più corposo del credito. Una sterzata che parte del Legislativo non ha troppo gradito. E un’iniziale indecisione che stride un po’ con il ruolo di partito di governo, storica prerogativa dei liberali radicali. Lecito dunque, come fatto dalla socialista Jasmin Altin, chiedersi come mai questa proposta non sia stata avanzata in Gestione, trasformando il rapporto di minoranza in uno di maggioranza. 

La risposta, in fondo, la sappiamo: le zone 20 e 30 non metteranno mai d’accordo nessuno. A parte Lega e UDC di Lugano, che si apprestano a correre appaiati verso il referendum per affossarle. Questo mentre a livello cantonale i due partiti duellano a suon di «Achtung» su un altro tema infuocato: i controlli radar. Ecco, meglio non farsi pizzicare, soprattutto in una zona 30... Su questo, siamo tutti d’accordo.