Quel che resta del giorno
L’incontro del Bürgenstock mi ha richiamato alla mente lo struggente romanzo dello scrittore anglo-giapponese Kazuo Ishiguro, premio Nobel (più che meritato) per la letteratura 2017. Si tratta di Quel che resta del giorno (titolo originale The Remains of the Day), del 1989, vincitore del Booker-Prize, dal quale venne tratto nel 1993 l’omonimo bellissimo film di James Ivory con Anthony Hopkins e Emma Thompson. Riassumo brevemente la trama.
Stevens (A. Hopkins), il maggiordomo di una spettacolare dimora inglese, Darlington Hall, ritorna negli anni Cinquanta dello scorso secolo nel luogo, posseduto ora da un americano, dove aveva prestato servizio per lunghi anni, e ricorda. Ricorda di quando il proprietario inglese, Lord Darlington, alla fine degli anni Trenta, aveva organizzato una conferenza con rappresentanti di tutta Europa per garantire la pace. Un incontro «privato», tenuto a casa sua e organizzato alla perfezione dal maggiordomo Stevens e dalla sua équipe di serve, sguatteri, cuochi e cameriere, con l’aiuto della governante, Miss Kenton (E. Thompson) che si innamora di lui. Fallisce la storia d’amore, fallisce la conferenza di pace, che aveva lo scopo di cercare di alleviare le pesantissime riparazioni della Prima guerra mondiale richieste alla Germania. Gli europei sono troppo idealisti, con i loro valori fuori moda e il loro dilettantismo, dichiara sprezzante, nel suo discorso, un americano presente. Occorrono astuzia e professionismo: il futuro è degli americani che li possiedono. La fine privata è tragica: Lord Darlingon indugia in simpatie naziste e licenzia due cameriere ebree che Stevens congeda con freddezza e senza una parola di conforto per le ragazze. Morirà solo e la suntuosa dimora sarà acquistata da un americano, simbolo del futuro. La fine pubblica sarà la guerra.
Non vorrei indugiare su parallelismi fuori luogo, anche se molte affinità sono sorprendenti. Mi ha colpito l’estremo lusso dei due luoghi, la dimora inglese, il resort sul Bürgenstock, ma anche l’idealismo, lo spirito di buona volontà, il tentativo di instaurare valori di pace di entrambi gli incontri. L’iniziativa del Bürgenstock è stata comunque lodevole, forte, necessaria per «dare una chance alla diplomazia» e a fornire una spinta al processo di pace per l’Ucraina. E si è svolta, aspetto da non trascurare, in un Paese democratico, rispettoso dei diritti civili e non corrotto, a differenza dei prossimi luoghi d’incontro che si prospettano all’orizzonte e dove i governanti del mondo andranno con passo lieve, incuranti del fatto che non sono stati di diritto ma autocrazie.
Dell’epilogo non possiamo sapere: ci auguriamo soltanto che non abbia il sapore amaro e il senso di rimpianto che Ishiguro diede ai finali della sua storia.