Editoriale

Quel nuovo asse musicale tra Locarno e Lugano

Nella Svizzera italiana, luglio è il mese della musica «open air»: Moon & Stars sul Verbano e il LongLakeFestival sul Ceresio hanno nettamente preso il sopravvento sulle altre iniziative
Mauro Rossi
27.07.2024 06:00

Nella Svizzera italiana, luglio è il mese della musica «open air». È in questo periodo che si concentrano le manifestazioni più importanti, i festival che riempiono le piazze richiamando migliaia di persone e che, seppur ridottisi negli ultimi anni (il periodo pandemico ha operato una drastica selezione naturale), rappresentano un importante segmento turistico-economico-culturale della nostra regione. Manifestazioni che se un tempo erano distribuite in modo omogeneo in ogni angolo del territorio, oggi si concentrano nei due poli lacustri, Locarno e Lugano, dove due «brand» - Moon & Stars sul Verbano e il LongLakeFestival sul Ceresio - hanno nettamente preso il sopravvento sulle altre iniziative. Due rassegne diverse tra loro (di impronta turistico-commerciale quella sopracenerina, più impostata secondo criteri turistico-culturali quella luganese) ma che negli ultimi anni hanno sviluppato analoghe strategie tese a rafforzare la loro egemonia territoriale e, visto che si svolgono contemporaneamente, a non contrastarsi. Moon&Stars, che si rivolge prevalentemente ad un pubblico di turisti germanofoni, non solo ha orientato le scelte artistiche in quella direzione, ma ha ampliato la sua struttura in modo da offrire qualcosa in più di una semplice sequenza di concerti: la creazione di un autentico villaggio dell’intrattenimento che da piazza Grande porta al Debarcadero con tanto di ruota panoramica; l’installazione di due altri palcoscenici (definiti «piccoli» ma che in realtà sono più grandi di quelli della maggior parte dei festival) per ospitare esibizioni collaterali e ad ingresso gratuito va nella direzione di spingere i propri «clienti» verso una permanenza a Locarno che duri di più dello spazio di un concerto.

Seppur con intenti e metodologie diverse, un’operazione analoga l’ha compiuta Lugano, che ha raggruppato nelle tre settimane di luglio tutte le sue grandi rassegne musicali estive (Estival, Blues to Bop e Buskers Festival) con il neanche troppo velato desiderio di farne un unico grande evento, con segmenti dedicati a differenti generi musicali, con il quale entrare nel «business» di quel turismo festivaliero che ha fatto la fortuna di località come Montreux. Anche qui corredando le proposte musicali (sempre più orientate secondo una formula mista che alterna concerti con ingresso a pagamento - quelli più commerciali -  ad altri, più culturali, ad ingresso gratuito) con un’offerta più ampia, con altri tipi di intrattenimento capaci di invogliare il turista ad una permanenza più ampia a Lugano. C’è tuttavia una differenza tra le due rassegne: se quella locarnese è indirizzata quasi unicamente ai vacanzieri in Ticino, a Lugano molta più attenzione è rivolta alla popolazione locale, come dimostra anche la scelta di destinare parte del Parco Ciani e il Palazzo dei Congressi ad un apprezzatissimo Villaggio dei bambini a disposizione delle famiglie ticinesi. Questi due modi di agire - più «tourist oriented»quello locarnese, più attento alla popolazione indigena il secondo, ma sostanzialmente simili - hanno trovato un altro terreno comune nella valorizzazione della produzione artistica nazionale. Sia la Piazza Piccola di Locarno sia il Parco Ciani di Lugano, nelle ultime settimane, si sono trasformati nel maggior palcoscenico dedicato alla musica emergente elvetica, con artisti che spesso sono passati da uno «stage» all’altro consentendo al pubblico di conoscere e apprezzare un movimento di assoluto valore di cui spesso si ignora l’esistenza. Un segnale di grande apertura da parte del Ticino al resto della Svizzera che ci si augura possa essere marcato da una reciprocità in modo da aprire spazi oltre Gottardo ad una scena ticinese che negli ultimi anni è cresciuta parecchio ma che fatica a trovare sbocchi a nord delle Alpi.

L’asse musicale-ricreativo creatosi tra Lugano e Locarno, se può essere d’aiuto ad un settore turistico da sempre in affanno, ha però anche un risvolto che induce a riflettere: il concentrarsi delle iniziative durante la bella stagione nelle due cittadine rischia infatti di dirottare in quella direzione i pochi sponsor ormai rimasti sul mercato nonché i sempre più ridotti finanziamenti pubblici e, di conseguenza, di impoverire l’offerta culturale e di intrattenimento del resto del cantone, riducendolo ad arida periferia culturale e artistica dei due centri. Un rischio, a nostro parere, assolutamente da evitare.