Editoriale

Raccontare un mondo sempre più complesso

Quello appena iniziato sarà un anno difficile e incerto, che richiederà uno sforzo di comprensione non indifferente anche ai giornalisti
©Chiara Zocchetti
Paride Pelli
02.01.2025 06:00

Al di là delle bacchette magiche che capi di Stato, premier e politici sventolano volentieri specialmente sui social media – primo fra tutti, ça va sans dire, l’imminente inquilino della Casa Bianca, Donald Trump – quello appena iniziato sarà un anno difficile e incerto, che richiederà uno sforzo di comprensione non indifferente anche ai giornalisti che dovranno riferirne con chiarezza e indipendenza ai propri lettori.

I fronti aperti sono numerosi e mutevoli, sia quelli militari che economici e sociali. L’Europa e la nostra Svizzera non sono ovviamente escluse da queste dinamiche, anzi. Se gli Stati Uniti, come è ormai chiaro dalle dichiarazioni del tycoon e del suo braccio destro Elon Musk, faranno per sé dopo aver scavallato gli ultimi complicati mesi della presidenza Biden, è proprio nel Vecchio Mondo che si giocherà la vera partita che interessa tutti noi.

Qui, l’instabilità politica è uno scenario ormai plausibile, equamente divisa tra Francia e Germania, con quest’ultima che andrà alle urne a febbraio, e mai negli ultimi decenni si era potuto toccare con mano pure una crisi industriale come l’attuale, dalle caratteristiche inedite e preoccupanti. Si pensi soltanto, per fare un esempio rappresentativo, a quel settore, un tempo fornitore di posti di lavoro pregiati e sicuri, che era l’automotive europeo. Quello appena trascorso è già registrato nella storia come uno degli anni più critici per un colosso come Volkswagen. L’Europa, insomma, sta cambiando pelle e non è – e non sarà – un passaggio indolore. Di questo vi è coscienza anche nella nostra Confederazione, che rimane un osservatorio per certi versi privilegiato, ma non disgiunto, di un continente che ancora deve trovare e imporre una sua leadership in un mondo che ha preso una forte e indiscutibile accelerazione geopolitica, economica e culturale.

In questo vortice, ci troviamo inevitabilmente pure noi ticinesi e anche il nostro giornale. Il quale continuerà a riferire con professionalità e spirito critico sia degli importanti temi legati alla cronaca locale – e ci mancherebbe, è la nostra specializzazione da 134 anni – sia di argomenti più globali, che hanno comunque sempre più spesso un riflesso diretto sulla nostra economia e sulla nostra vita. Allo stesso tempo, però, ed è questo l’annuncio che vogliamo fare ai nostri lettori in questo inizio d’anno, il Corriere del Ticino raccoglierà ulteriormente la sfida di raccontare una realtà vieppiù complessa. Un giornale, infatti, deve cambiare insieme al mondo, senza arroccarsi in stili e metodi ormai logori, che non riescono più a informare sul serio e con profondità di vedute il proprio pubblico di riferimento. In un 2025 decisamente in salita, daremo ai nostri lettori inedite chiavi di lettura della realtà e riflessioni firmate anche da nomi nuovi; saremo indipendenti ma non neutrali, senza rinunciare ai nostri tradizionali tratti distintivi; diventeremo meno generalisti e in certi momenti faremo «più opinione».

A cominciare dalla politica: sui tavoli cantonali e federali, infatti, ci sono iniziative, proposte e promesse la cui attuazione sorveglieremo e racconteremo con cura e puntualità. Sosterremo apertamente, poi, senza nasconderci dietro un dito, tutti quegli schieramenti che porteranno avanti la sacrosanta battaglia per aiutare i media tradizionali in un’epoca critica che, però, ancora li vede protagonisti, sebbene in crisi non tanto di pubblico quanto di pubblicità e di altre forme di sostentamento. Una crisi dovuta al monopolio dei colossi del web, che operano in modo globale senza troppi riguardi circa le economie locali. A questo proposito: sul tanto discusso tema dell’intelligenza artificiale, gli abbonati non si preoccupino. Continueremo a preferire, innanzitutto, quella umana.