Il commento

Resilienza economica, geopolitica dribblata

Per l’economia mondiale nel suo complesso si sta confermando una tenuta a livelli ragionevoli
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
06.07.2024 06:00

Una crescita economica moderata ma significativa, considerando il contesto. Per l’economia mondiale nel suo complesso si sta confermando una tenuta a livelli ragionevoli. La resilienza mostrata in questa fase dalla gran parte delle economie non va sottovalutata, anche perché si sta verificando in un quadro di marcate tensioni geopolitiche, che pongono ostacoli in diversi campi, compreso quello economico. Basti pensare alle difficoltà presenti in alcune catene di rifornimento e all’aumento di dazi e altre misure protezionistiche. Fattori questi in parte già esistenti in precedenza ma in parte anche gonfiati proprio dalle tensioni geopolitiche in generale e/o direttamente dai conflitti bellici. Le economie subiscono questi e altri ostacoli, ma nella maggior parte dei casi reagiscono e cercano, spesso trovandoli, percorsi di resilienza.

Nel corso del 2023 una grande quantità di analisi indicava come molto probabili o sicuri una recessione internazionale, un’inflazione ancora elevata, una prospettiva di tassi alti per un lungo periodo, una serie di forti cadute delle Borse, un notevole aumento della disoccupazione. A circa un anno di distanza dati e fatti stanno mostrando uno scenario che è molto diverso da quello tutto negativo indicato dai pessimisti ad oltranza. Per il Fondo monetario internazionale, la crescita economica mondiale è stata del 3,5% del 2022 e del 3,2% nel 2023; per quest’anno al momento la previsione è di un altro 3,2%. C’è stato dunque un rallentamento economico, sì, ma non c’è stata e non c’è recessione internazionale. Per quel che concerne il rincaro, il calo è oggettivo: nell’insieme delle economie avanzate l’inflazione media annua nel 2023 è stata del 4,6%, contro il 7,3% del 2022; per il 2024 la previsione è ora 2,6%.

Dopo essere intervenute in ritardo e dopo aver attuato numerosi rialzi dei tassi di interesse contro l’inflazione (se a quel punto non l’avessero fatto, il rincaro sarebbe rimasto ancora più a lungo), le principali banche centrali si sono fermate e stanno adesso cercando le vie per riduzioni del costo del denaro. La Banca nazionale svizzera è stata la prima tra le maggiori banche centrali a iniziare a tagliare i tassi, grazie al miglior quadro elvetico. Altre hanno poi cominciato ad agire.

La battaglia contro l’inflazione non è completata, c’è cautela e non tutti gli istituti centrali hanno varato tagli ai tassi. Ma la prospettiva generale è ora quella di una graduale diminuzione del costo del denaro. Prima lo stop agli aumenti e poi l’inizio dei tagli ai tassi hanno contribuito ai rialzi delle Borse, che sono state supportate anche dalla tenuta delle economie, appunto, e degli utili delle imprese. L’indice borsistico mondiale Msci Acwi in dollari è ora in progresso di oltre il 20% rispetto a un anno fa. Per quel che riguarda la disoccupazione, in alcune aree è aumentata, ma in modo in genere contenuto e comunque lontano dalle impennate delineate da molti catastrofisti. Negli Stati Uniti la disoccupazione era al 4,1% nel giugno di quest’anno, contro il 3,6% del giugno 2023. Nell’Eurozona la percentuale di senzalavoro era al 6,4% nel maggio di quest’anno, contro il 6,5% del maggio 2023. In Svizzera (dati SECO) era al 2,3% nel giugno di quest’anno, contro l’1,9% di un anno prima. Per la Svizzera e per l’Eurozona siamo sotto i livelli del dicembre 2019, cioè pre pandemia, per gli Stati Uniti siamo sopra, ma non di molto. La sostanziale tenuta di molti mercati del lavoro è un fatto di rilievo, che spesso non viene pienamente valutato.

Una parte non secondaria delle economie funziona. I problemi ci sono, ma nel complesso va meglio di quanto da molti previsto. Il ritmo complessivo di crescita non è ancora adeguato, il rincaro non è totalmente rientrato negli argini, i mercati del lavoro possono migliorare, parecchi debiti pubblici restano eccessivi. Ma guardiamo anche alle resilienze di non poche economie, che pure ci sono. Nonostante il peso della geopolitica, il quadro economico nel complesso ha tenuto e tiene. E senza questo fardello geopolitico la crescita economica mondiale di suo potrebbe essere ancor migliore. È giusto tener conto dei problemi, ma è altrettanto giusto riconoscere il grado di buona tenuta di molte economie.