Ventisei Cantoni

Se chiudono le librerie

L’ultimo annuncio, alcuni giorni fa, viene da Basilea, dove i proprietari della storica Libreria Vetter hanno inviato ai propri fedeli clienti una mesta lettera in cui comunicano loro la chiusura definitiva
Moreno Bernasconi
08.10.2024 06:00

Non passa praticamente settimana senza che venga annunciata la chiusura di una libreria in Svizzera. L’ultimo annuncio, alcuni giorni fa, viene da Basilea, dove i proprietari della storica Libreria Vetter hanno inviato ai propri fedeli clienti una mesta lettera in cui comunicano loro la chiusura definitiva. La missiva indica anche la causa: l’inesorabile crollo delle vendite di libri negli ultimi anni. E annuncia una liquidazione totale dei volumi in libreria. Questa notizia locale cade ad alcune settimane da un’altra simile ma di ben più vaste dimensioni e conseguenze, che riguarda tutta la Svizzera tedesca e un grande gruppo editoriale. A fine agosto, infatti, Weltbild ha annunciato la chiusura di tutte le filiali e librerie tedesche e svizzere: «Con grande rammarico siamo costretti a comunicare - annunciava in rete il gruppo editoriale - che il 21 agosto scorso abbiamo avviato la procedura di fallimento». La liquidazione per insolvenza al 1. settembre ha costretto l’Editore Weltbild Schweiz a interrompere drasticamente le trattative in vista di una eventuale sopravvivenza autonoma del ramo elvetico che aveva 24 filiali nel nostro Paese e vendeva non solo libri ma anche prodotti per il tempo libero e decorazione. Da un giorno all’altro, 124 impiegati di Weltbild Svizzera si sono ritrovati senza posto di lavoro. Il caso replica quanto accaduto a Ex Libris nel 2018, quando l’azienda ha dapprima chiuso 43 delle 57 filiali licenziando 114 collaboratori per dedicarsi poi quasi completamente alle vendite online. Le cause indicate per la riconversione al commercio online? Per Ex libris un crollo delle vendite del 60% nei dieci anni precedenti. Anche storici e grandi editori-librai come Orell-Füssli - numero uno del settore in Svizzera - sono stati costretti a ristrutturare in profondità, chiudere filiali e/o ridurre le superfici di vendita. Il quadro è drammatico. In dieci anni, una città culturalmente vivace come Winterthur ha registrato una decina di chiusure di librerie. Nello stesso periodo, nell’insieme della Svizzera tedesca si è passati da 410 librerie a 300. A porre problema non è solo la concorrenza delle grandi aziende di distribuzione online e degli e-books. Altri fenomeni pesano in Svizzera su chi oggi gestisce, spesso con grande slancio ideale, una libreria. Anzitutto c’è stata una riduzione del prezzo dei libri negli ultimi anni. Il prezzo non supera in genere i venti franchi (il settore rileva una riduzione dei prezzi del 20% a fronte di aumenti per gli altri beni di consumo). Mentre scende il prezzo dei libri, quello degli affitti diventa spesso proibitivo, in particolare nei nuclei cittadini. Senza parlare degli effetti perversi di un franco sempre più forte rispetto all’euro. Un fatto che da un lato favorisce il turismo frontaliero degli acquisti nei Paesi limitrofi e dall’altro spinge ad ordinare libri sui siti online non di editori svizzeri, ma europei. Le cifre del decennio dal 2010 al 2020 parlano chiaro. Non è mutato solo il contesto economico e tecnologico che rende la vita difficile ai librai. Infatti, gli svizzeri comprano meno libri. Uno studio approfondito del 2018 indicava, nel lasso di tempo di soli cinque anni, una riduzione da 16,5 milioni di libri comprati all’anno a 14,5 milioni. Un trend che è andato accentuandosi negli anni scorsi anche a causa del dilagare di un fenomeno che fa sempre più concorrenza al libro: le serie TV e quelle delle piattaforme online come Netflix. Che propongono, per diverse stagioni e anni, storie accattivanti fabbricate in modo estremamente professionale. Gli Svizzeri, quindi, leggono meno? Che guardino storie più di quante ne leggano ormai sui libri è probabile. Che leggano meno non lo è. Al contrario, come certificano i riassunti dell’uso degli smartphone, si legge molto più di prima e magari compulsivamente: ma si leggono dei tweet e blog sui social media e brevi messaggi di posta elettronica. I libri, loro, chiedono un bene sempre più prezioso. Il tempo.