Se il professore a scuola si chiama intelligenza artificiale

Ma è l’uovo di Colombo! Gli insegnati non devono più passare la maggior parte del loro tempo lavorativo a correggere i lavori scritti degli allievi. E gli allievi si divertono a fare le correzioni da soli. Questa è la conclusione che fa tutti felici cui giunge un progetto pilota introdotto in alcune scuole del Canton Zurigo. Grazie all’applicazione Herby Vision che fa ricorso all’intelligenza artificiale (IA), terminati i compiti gli alunni passano sul proprio quaderno manoscritto lo smartphone che indica subito gli errori. Gli insegnanti ricevono il file del testo corretto e possono verificare lacune e progressi dei singoli alunni e della classe. Le prime conclusioni di questo progetto sono state presentate recentemente dalle autorità del Canton Zurigo in una conferenza stampa, che ha illustrato i campi di applicazione dell’Innovation Sandbox for AI.
Zurigo intende avere un ruolo di pioniere nell’utilizzazione dell’IA, ha affermato la consigliera di Stato Carmen Walker Späh. L’area di test su cui lavora Zurigo comprende i seguenti campi: uso di veicoli autonomi nell’amministrazione pubblica e aziende private; manutenzione di infrastrutture tramite droni; uso di traduttori automatici nell’amministrazione; smart parking con riconoscimento di immagini nonché uso di correttori automatici nell’insegnamento a partire dalle scuole elementari. La premessa dei promotori del progetto scuola è che «l’IA ha un potenziale per l’apprendimento individualizzato e aiuta il personale insegnante in lavori ripetitivi come la correzione dei compiti». In realtà l’uso di Herby Vision per l’autocorrezione è già presente in diverse scuole e il progetto permette soprattutto di indicare le migliori pratiche e segnalare alle autorità scolastiche i problemi giuridici ed etici dell’uso dell’IA a scuola.
Per fare un esempio, il ricorso al correttore tramite IA permette a partire dall’analisi della scrittura di identificare disturbi come la legastenia o la discalculia da parte dell’allievo e di metterli in relazione con dati biometrici: nome, comportamento individuale, malattie, origine etnica, ecc. L’uso e la trasmissione di questi dati sottostanno a norme giuridiche di protezione dei dati che vanno rispettate. Il trend che si fa strada a Zurigo è che il ricorso all’IA è di grande utilità per alunni, insegnanti e istituzioni scolastiche, a patto di regolamentarlo. Anche perché ormai in discussione non c’è solo la questione dell’autocorrezione alle elementari. L’insieme della formazione scolastica obbligatoria e post-obbligatoria è toccata.
Il presidente della Conferenza zurighese dei direttori delle scuole medie superiori Andreas Niklaus non ha dubbi: «Non possiamo impedire l’intelligenza artificiale. Dobbiamo accettare i programmi di IA come strumenti di lavoro, trovare un loro impiego ragionevole, interrogare i risultati generati dall’IA utilizzandoli come base che gli alunni possono poi sviluppare ulteriormente». Ma Niklaus guarda più in là e pone domande provocatorie: i maturandi devono leggere libri oppure, grazie all’intelligenza artificiale, appropriarsi nel minor tempo possibile di conoscenze nella misura maggiore possibile? Va discusso il posto che vogliamo dare in futuro alla lettura nelle scuole. «Io credo che leggere abbia grande importanza. Dobbiamo avvicinare questo processo ai bambini e ai giovani. Soprattutto la lettura lenta, che permette di assimilare a fondo una materia. Ma ai nostri maturandi l’IA può portare anch’essa molta conoscenza in poco tempo. All’Università non sarà possibile leggere tutto. Quindi occorre procurarsi strumenti che aiutino».
Leggere il Faust di Goethe al liceo è quindi una perdita di tempo? Il presidente della Conferenza dei direttori delle scuole zurighesi è convinto del contrario: «Prendersi il tempo e lasciarsi coinvolgere nella lettura di un’opera produce nuova conoscenza in un modo unico. Produce resilienza e per me è assolutamente centrale. Ma una cosa non esclude l’altra». Per Andreas Niklaus si potrebbe impattarla così: «Ai maturandi si potrebbe chiedere di leggere un libro e di farsene spiegare un altro dall’intelligenza artificiale». Immagino che sarebbe il computer (l’algoritmo), nella sua onniscienza, a scegliere quale libro preferirebbe spiegare agli studenti.