Se lo Spazio somiglia a un passato distopico

Con «Orbital», Samantha Harvey ha vinto il Booker Prize lo scorso anno. In Italia il libro è stato pubblicato da poche settimane da NN. Ed è un’opera curiosa, molto intima, che offre una prospettiva del racconto nello Spazio completamente diversa da tutto, diversa dalla fantascienza nota, diversa da certi romanzi d’avventura ambientati lassù. Lo Spazio è, per noi cresciuti nel mito del viaggio sulla Luna, qualcosa di lontano e affascinante. È come il mondo che si apre oltre il cielo. Harvey in qualche modo lo normalizza, ma nella direzione dell’umana normalità, dell’impossibile fuga da sé stessi e dai propri pensieri. Solo casualmente, proprio in questi giorni, lo Spazio è diventato protagonista per ben altro motivo. Si è ritrovato normalizzato sì, ma nel modo peggiore. Involgarito e inquinato da Jeff Bezos, dalla sua compagna Lauren Sanchez e da alcune amiche scelte. Un viaggio tutto al femminile lontano anni luce però da un’idea femminista e paritaria delle possibilità e delle opportunità delle donne oggi. Non a caso il volo è stato presentato da tutti come «il volo della fidanzata di Jeff Bezos». La fidanzata. Nulla più. Esibita, prima all’insediamento di Donald Trump, quindi addirittura nello Spazio meno profondo. Presentata in entrambe le occasioni in abiti sexy. La sua unica impronta, in questa missione, è racchiusa nella seguente dichiarazione: «Porteremo il glamour nello Spazio». È stata lei stessa a scegliere le tute spaziali, create in collaborazione con i direttori creativi della prestigiosa maison Oscar de la Renta. «Un po’ di pepe nello Spazio». Il pepe, già.
La foto ufficiale delle sei astronaute per un giorno - tra le quali anche la cantante Katy Perry - è terrificante. E ricordava il programma televisivo sulle soubrette dimenticate, «Ne vedremo delle belle», chiuso in anticipo dalla Rai lo scorso sabato. Lì le varie Valeria Marini, Pamela Prati e Carmen Russo facevano a gara per apparire più «dive» delle rivali, pronte a tutto, ai colpi bassi, alle gomitate, alle cattiverie, pur di non tornare nell’oblio. Un programma soltanto apparentemente al femminile, ma guidato da un uomo - lo stanco e imbarazzato Carlo Conti - e raccontato con un certo voyeurismo tipicamente maschile. Un salto nel passato, per la televisione e per l’immagine della donna in tv.
Così come un salto nel passato è stato questo viaggio nello Spazio di sei donne - tra cui anche una ingegnera spaziale, un’attivista e un’astrofisica -, che giustamente Marina Hyde, editorialista del Guardian, ha definito come «un brunch tra amiche». Andare tanto lontano e trovare soltanto un vuoto cosmico di contenuti. Andare tanto lontano e non avere poi nulla da dire. Se non parole confuse, lanci di tour che verranno, slogan vacui. «Si tratta di fare spazio per la donna del futuro», ha detto Katy Perry. Ma ad aprirle il portellone, una volta atterrata, è stato comunque Jeff Bezos, l’uomo ricco, il più ricco, il proprietario della baracca. Ma quale spazio e Spazio? Ma quale futuro, se il mondo che ci stanno spacciando è così simile al passato, a un passato per giunta ai limiti del distopico? Se la conquista dello Spazio sconosciuto è quella che offrono Bezos e Musk, allora non siamo interessati a condividerla. Se l’immagine della donna del futuro è quella suggerita dai protagonisti e dalle protagoniste di questa spedizione, allora non vediamo, neppure per l’uomo, la possibilità di vivere in un mondo migliore, più giusto.
In «Orbital» c’è un passaggio in cui Samantha Harvey scrive: «Guardando giù capiscono perché viene chiamata Madre Terra. Tutti associano la Terra a una madre, li fa sentire bambini. Nel loro dondolio di corpi androgini, ben rasati, nei pantaloncini da ginnastica e nei cibi pronti, nel succo bevuto con la cannuccia, le bandierine per i compleanni, il coricarsi presto, l’innocenza forzata di giornate diligenti, tutti hanno degli istanti in cui all’improvviso dimenticano il loro ruolo di astronauti e provano la sensazione fortissima di essere tornati piccoli, all’infanzia. Al di là del vetro, la genitrice li guarda, maestosa e onnipresente». La grazia perduta - sacrificata in nome del glamour - della Madre Terra, in guerra contro sé stessa.