Bussola locarnese

Sguardi d'autore

Il cinema dei mastri di oggi e di quelli del passato al Festival di Locarno
Giona A. Nazzaro
Giona A. Nazzaro
12.08.2024 06:00

E dunque si scollina. Comincia la seconda settimana. Cosa di meglio, per orientarci, che fare una breve ricognizione sui maestri di ieri e di oggi che sono passati, e che passeranno, da Locarno, il festival riconosciuto mondialmente come il bastione, la capitale del cinema d’autore? Iniziamo, allora, la nostra esplorazione su cosa voglia dire oggi essere un autore con Marco Tullio Giordana, il cui Maledetti vi amerò, con l’indimenticato Flavio Bucci, celebrò proprio qui, sulle rive del Verbano, la sua prima mondiale nel 1980, vincendo il Pardo d’oro e ottenendo poi riconoscimenti importantissimi. Giordana porta a Locarno il suo nuovo film, La vita accanto, interpretato fra gli altri da Sonia Bergamasco, e per l’occasione riceverà un Pardo speciale alla carriera che gli sarà conferito in sala. Il film, tra l’altro, vale la pena segnalarlo, è stato sceneggiato da Marco Bellocchio, che proprio da Locarno è stato lanciato. Due carriere, due grandi autori che si incontrano nel segno di Locarno.

Da anni, ormai, il nostro Festival è impegnato nel tutelare e riproporre il passato del cinema d’autore, anche se, personalmente, ho un problema con questa parola, «passato», perché non c’è nulla di più presente - e non sembri un paradosso - del passato. Sono quindi davvero felice di sottolineare l’impegno che abbiamo profuso per restaurare due opere del maestro del cinema subsahariano Idrissa Ouédraogo: il suo capolavoro, Samba Traoré, e un cortometraggio, Les Parias du cinéma, che il regista aveva realizzato nel 1997 proprio per il cinquantesimo del festival.

Dai maestri di ieri ai maestri di oggi. Con il secondo capitolo della trilogia dedicata al lavoro nero in Cina, Qing chun (Ku), approda nuovamente a Locarno Wang Bing. Quando si dice documentario si pensa spesso a qualcosa di terribilmente noioso, impegnativo. E invece no. L’opera di Wang Bing è un film dal passo sostenuto, che racconta una storia di sfruttamento e di riscatto. L’occhio del regista cinese è inquieto, e riesce a cogliere tutte le sfumature di un mondo assolutamente complesso, nel quale il passaggio dai valori perduti del passato all’assenza odierna di valori produce un nuovo tipo di povertà. Morale, oltre che materiale.

Dalla Cina torniamo in Svizzera, dove Samir, sempre riflettendo sul lavoro e su temi che gli sono cari quali l’identità, traccia la storia dell’immigrazione italiana in Svizzera proiettandola in un contesto completamente nuovo. La prodigiosa trasformazione della classe operaia in stranieri è un film profondamente commovente, che ho avuto la possibilità di seguire attraverso le sue varie fasi di sviluppo. Concludiamo questa breve trasvolata dell’autorialità odierna con La Passion selon Béatrice, di Fabrice Du Welz. La Béatrice del titolo e Béatrice Dalle, attrice che tutti ammiriamo e che amiamo. Un’attrice di culto, che parte per un rosselliniano viaggio in Italia sulle tracce di Pier Paolo Pasolini e dei luoghi del poeta e scrittore bolognese. Lungo la strada incontra altri autori, come Abel Ferrara, e in fondo la attende un’epifania.

Questa è un po’ la mappa di navigazione per i cinefili che vogliono osservare cosa accade nel mondo del cinema d’autore: e quale bussola migliore, se non il Locarno Film Festival?

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