Si prospettano tempi duri per l’Unione europea

Si prospettano tempi difficili per l’Unione europea. A rompere le uova nel paniere sono le elezioni anticipate indette dal presidente Emmanuel Macron. Infatti, stando ai sondaggi, la sera del 7 luglio la Francia si ritroverà con un’Assemblea nazionale dominata da una maggioranza assoluta di deputati del Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen oppure da una loro maggioranza relativa. Nel primo caso comincerà un’ardua coabitazione tra Macron e Jordan Bardella, candidato da RN alla guida del Governo, oppure con un periodo di instabilità dovuta alla difficoltà di trovare una maggioranza in un Parlamento in cui saranno maggioritarie i partiti estremi di destra e di sinistra. Parigi è riuscita a mettere in ombra la decisione, che prenderanno i 27, di ricandidare Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea per dimostrare che l’Unione continua imperterrita nella politica degli ultimi anni indipendentemente dai segnali emersi dalle elezioni per il Parlamento europeo. Non la pensano così i mercati finanziari che hanno spinto al rialzo i tassi di interesse e al ribasso la borsa di Parigi. Il motivo è semplice: l’economia francese è «malata» afflitta da un debito pubblico che supera il 110% del PIL e da un deficit che l’anno scorso si è attestato al 5,5%, ben al di là dei requisiti del Patto di stabilità europeo. A ciò si aggiunge un deficit commerciale che supera da anni i 100 miliardi di euro. Insomma la Francia vive oggi al di sopra dei suoi mezzi. Questa situazione si può correggere solo con un aumento della pressione fiscale, impossibile da approvare a causa dell’esplosione delle diseguaglianze che si esprime anche in città «ricche» e un’estesa provincia con cittadini in povertà. L’unica via sarebbe cancellare i tagli fiscali di Macron e l’aumento delle tasse sui superricchi e sulle società. Ma è una strada impervia.
Le conseguenze di un Governo del Rassemblement National riguarderanno l’Europa. In primo luogo, segnerà la fine della coppia franco-tedesca in grado di indirizzare la politica europea. Anzi, gli indirizzi politici di Parigi e Berlino tenderanno a divergere. In secondo luogo la Francia farà pressione su Bruxelles, affinché si allentino le regole sui disavanzi statali, che affliggono anche altri Paesi, e per rivendicare la sovranità francese su diverse materie la cui competenza è stata trasferita all’Unione. Forte sarà anche la spinta ad una politica commerciale protezionistica che difenda di più e meglio l’agricoltura e l’industria europea. Insomma un Governo di Jordan Bardella cercherà di imporre una politica economica esattamente opposta a quella finora seguita da Bruxelles. Pure sulla politica estera vi sarà una svolta: verrà accantonata l’idea di Macron di inviare soldati francesi in Ucraina e un maggiore sostegno a negoziati per porre fine alla guerra. Insomma, un governo del Rassemblement National segnerà la fine del sogno di Macron di accelerare il processo di costruzione di un’Europa politica dotata anche di un proprio esercito.
Più pericolosa è invece l’eventualità di una vittoria del Rassemblement National ma senza maggioranza assoluta che porti all’impossibilità di formare un Governo stabile. In tal caso si aprirebbe una crisi politica dagli esiti imprevedibili. Alla sua conclusione potrebbe però portare una crisi finanziaria fatta di aumento del costo del debito pubblico e un ribasso della borsa di Parigi (con conseguenti numerosi interventi della Banca centrale europea) che potrebbe costringere alla formazione di un Governo di unità nazionale, che potrebbe paradossalmente favorire una resurrezione del potere di Emmanuel Macron, un presidente oggi fortemente detestato dai francesi. In conclusione, è certo che lo scossone politico francese avrà grandi conseguenze sul futuro di un’Unione che dovrà vedere i sogni di rafforzamento cullati negli ultimi anni anche per nascondere il suo declino.