Pensieri dal battellino

Siamo ruspanti

Se il linguaggio corrente della politica si è trasformato, pure noi abbiamo il diritto di parlare pubblicamente, e non solo tra amici dopo un paio di bianchini, come parlano le lodevoli autorità
Bruno Costantini
25.01.2025 06:00

È da una settimana che Asia mi tiene il muso e sciopera, proprio ora che dobbiamo cominciare a darci da fare per lucidare il battellino e preparare le casse di Barbera fatto col mulo in vista della Festa del Sole di inizio febbraio a Caprino. La mia amica microinfluencer del lago e content creator è ancora indignata per i ragionamenti e il linguaggio scatologici di sabato scorso, che semplicemente riferivano di quanto sentito e letto in questo cantone. Come se fosse colpa mia. «Ma va a dà via ul cü», le ho allora detto. Se lo può dire il Picca, citato pari pari da SuperNorman a liberatv.ch a commento di un articolo giornalistico, lo posso dire anch’io senza che Asia ne abbia a male. In fondo è solo un’esortazione scherzosa, ruspante, empatica, secondo l’interpretazione del consigliere di Stato. Se il linguaggio corrente della politica si è trasformato, pure noi abbiamo il diritto di parlare pubblicamente, e non solo tra amici dopo un paio di bianchini, come parlano le lodevoli autorità.

Dagli aulici tromboneggiamenti di un tempo, di cui non v’è nostalgia, si è passati direttamente al turpiloquio, da un estremo all’altro senza vie di mezzo non necessariamente liberticide, forse per una malintesa forma di vicinanza al popolo, dando la stura a pensieri e parole d’ogni genere. «La zanzara» su Radio 24, con quello svalvolato d’un Giuseppe Cruciani, che spesso sul battellino ascolto ghignando e sfidando le smorfie di snobistico ribrezzo della mia amica radical-chic, conferma che oltre una certa soglia non c’è più limite a nulla né nella forma né nella sostanza, perché il sordido esercita sempre un’oscura attrazione. Nella Formula 1, in aggiunta a regolamenti già piuttosto astrusi, s’è deciso di punire con multe, sospensione dal campionato e detrazione di punti in classifica i piloti che dicono parolacce. Bene, ha commentato Asia che di motori non capisce niente. I campioni politici nostrani che sgommano disinibiti sui circuiti mediatici locali sono avvertiti, ma non è con proibizioni e multe che si risolvono questioni culturali.

Magari un attento linguista come Alessio Petralli, conoscitore della politica ticinese, potrebbe spiegarci il fenomeno che non nasce dalle derive delle nuove forme di comunicazione dei social media. Poi sarà tutto da vedere se il Picca, al secolo Daniele Piccaluga, deputato in Gran Consiglio e municipale di Monteceneri, candidato alla carica di coordinatore della Lega al posto di SuperNorman su proposta dello stesso SuperNorman, avrà davvero un eloquio brutale per dimostrare di essere «vün di noss cun do ball inscì» e alimentare l’illusione di tornare alle radici autentiche del movimento fondato dal Nano (il quale, se dall’aldilà stesse seguendo le cose dell’aldiqua leghista, abbiamo la presunzione di pensare che probabilmente manderebbe tutti laddove dice il Picca ma mettendoci più estro). Al candidato coordinatore, che dovrà essere nominato domani, bisognerà lasciare il tempo per diventare cognito di tutte le segrete cose della politica ticinese. Certo, forse un po’ di prudenza iniziale ci vorrà. Per dire: se Michele Guerra, l’uomo nero presidente del Parlamento, leghista un po’ sui generis che non disdegna l’aulicità da padre della patria lardellata di forbite citazioni, dovesse andare nuovamente in estatica udienza dal Papa forse non dovrebbe farsi accompagnare dal Picca, perché è un attimo creare un incidente diplomatico con il Vaticano. Dio ha salvato Trump, ma non è scontato che salvi anche il Ticino. 

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