Pensieri di libertà

Spegnere la luce

Per risparmiare energia siamo invitati a spegnere la luce, ma l'oscurità non è così male: il buio ci serve per pensare, per raccoglierci, per entrare in rapporto con il nostro centro
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Francesca Rigotti
Francesca Rigotti
24.10.2022 06:00

Torno a lodare il buio, come già feci in un precedente pensiero di libertà, perché l’occasione è ghiotta. Per risparmiare energia a causa dei tagli alle forniture di gas siamo invitati, istituzioni pubbliche e cittadini privati, ad abbassare il riscaldamento (che per ora lasceremo da parte) e a spegnere le luci. Un “sacrificio” per il bene comune, dicono alcuni. Un sopruso, dicono altri che vorrebbero continuare a abbagliare il mondo. Una perdita economica, affermano altri ancora che temono una minore efficacia della pubblicità, mentre alcuni tremano per le conseguenze negative per il turismo, se monumenti naturali e artificiali non verranno investiti da fasci di luce perenne. Che si tratti di sacrificio o di perdita economica o del timore per un Natale privo di luci sfavillanti, in ogni caso sembra che la riduzione della luminosità sia percepita come negativa.

Eppure non credo proprio che occorra aver scritto un libro sul buio come ho fatto io (“Buio, 2020, un po’ di pubblicità) per essere amanti e rispettosi dell’oscurità e sentirsi in diritto di non essere inondati da sera a mattina dai faretti del vicinato o da vetrine, insegne, lampioni e simili: insomma per criticare l’inquinamento luminoso che altera la vita sul pianeta. Ci sono moltissime persone che come me soffrono, fisicamente e moralmente, dell’essere privati dell’oscurità notturna e costretti invece a vivere non più in notti nere e illuminate da luna e stelle, o anche da luci moderate e equilibrate, bensì in una penombra biancastra e mucillaginosa di smog e illuminazione ad alta intensità, in una pappa omogenea senza confini di orario che cancella l’alternanza sana e naturale di luce e buio, veglia e sonno, attività e riposo.

Ho letto di recente un aneddoto illuminante (sì, usiamo la luce quale sinonimo di comprensione, verità e conoscenza) sul primo presidente della Repubblica Federale Tedesca, Theodor Heuss (1949-1959). Durante la prima notte che trascorse nella nuova residenza presidenziale, Heuss si trovò inondato dalla luce sparata da fari verso la sua abitazione e sbottò: «Spegnete quei dannati riflettori! Io ho contribuito a scrivere la Costituzione e so che anche da Presidente della Repubblica si ha diritto a dormire al buio!». «Anche da Presidente», diceva, dando per scontato che lo stesso diritto dovrebbe valere per i normali cittadini prima ancora che per il loro presidente Il buio è un diritto, non un privilegio per pochi e in più il buio è bello, come realtà e come metafora. Il buio ci serve per pensare, per raccoglierci, per entrare in rapporto con il nostro centro, per concentrarci, dandoci la possibilità di una visione «interna». Pensiamoci quando spegneremo le luci, sperando che l’abitudine si conservi anche in tempi di vacche grasse.