Visti da Davos

Stati Uniti ed Europa

Uno dei fili rintracciabili negli interventi e nei dibattiti del World Economic Forum è quello dell’amore-odio esistente tra USA e Vecchio continente
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
24.01.2025 06:00

Si dice: tra i due litiganti il terzo gode. Ma nella realtà non sempre è così. Può anche succedere che il terzo subisca a sua volta danni, specie se uno dei litiganti se la vuole prendere anche con lui. L’attuale configurazione geopolitica ed economica potrebbe portare a quest’ultima situazione. Per quel che riguarda le tre maggiori aree a livello mondiale - Stati Uniti, Cina, Europa - la prima è nuovamente in formato Trump e intende rafforzare le misure contro la Cina, ma in parte anche contro l’Europa. Vedremo cosa farà Pechino, ma è difficile pensare che il gigante cinese nel caso si lasci malmenare senza reagire con sue misure. L’Europa, intesa soprattutto come Unione europea ma anche come continente (Svizzera inclusa) vuole difendersi, ma rischia di subire i colpi del protezionismo USA, senza poter contare su un appoggio di egual forza da parte della Cina.

Uno dei fili rintracciabili negli interventi e nei dibattiti del World Economic Forum è quello dell’amore-odio esistente tra Stati Uniti e Vecchio continente. Se la lontana Cina appartiene a un’altra cultura, e soprattutto a un altro ordine politico-economico, gli USA e l’Europa hanno una vicinanza che deriva sia dai percorsi storici comuni sia dall’intreccio dei legittimi interessi. A dividere geograficamente le due aree c’è l’Atlantico, ma le due sponde di questo oceano si sono sempre avvicinate, attraverso sia i sistemi democratici sia l’economia di mercato. Eppure, nonostante questa innegabile comunanza, fatta anche di alleanze per la Difesa, qualcosa di incompiuto nel corso del tempo è rimasto, sotto la cenere covano incomprensioni e divergenze. È una storia di oscillazioni, in molte fasi il diverso modo di intendere è rimasto nell’angolo, superato dalla evidente vicinanza. In altre fasi le differenze hanno avuto uno spazio non piccolo e la fase attuale è una di queste.

Lo spazio delle divergenze si può allargare perché è l’Europa che vuole andare per strade in parte diverse, oppure perché sono gli Stati Uniti a volerlo fare. Ci sono pochi dubbi sul fatto che ora siano gli USA a voler prendere una maggiore distanza, con il ritorno alla Casa Bianca di un Trump che nel suo primo quadriennio ha già mostrato di voler sì contrastare la Cina, ma anche di voler ridimensionare le ambizioni dell’Europa, nel nome dell’America al primo posto. I dazi USA hanno colpito, e forse colpiranno ulteriormente, soprattutto la Cina, ma qualche colpo lo ha già subito, e forse ancora lo subirà, anche l’Europa. L’intervento di Trump ieri al WEF, in videocollegamento, ha riproposto nella sostanza lo stesso schema, con un po’ meno di Cina e con alcune critiche accentuate invece proprio per l’Europa.

Forse è vero quanto affermato da molti leader dell’economia e della politica qui a Davos e cioè che in fondo è tutta questione di negoziati, che Trump minaccia molto - si tratti di commerci o di finanziamenti alla Difesa attraverso la NATO - ma in realtà punta ad avere vantaggi, non a demolire tutti gli assetti. Da un certo punto di vista sarebbe auspicabile che così fosse, anche se va detto che nel suo primo mandato il presidente USA i dazi li ha messi davvero, non li ha solo minacciati. L’Unione europea si prepara a negoziare, il Regno Unito e la Svizzera nelle loro autonomie pure. Resta l’amaro in bocca per tutti gli ostacoli che potevano non esserci. La geopolitica, pensando alle tensioni o addirittura alle guerre, non va bene. L’economia mondiale invece nel complesso ha tenuto. Ma potrebbe andare ancor meglio con una maggior collaborazione internazionale. E, all’interno di questa, con minori contrasti tra USA ed Europa, che oggi sono i vicini lontani.

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