Sulla Germania occorrono valutazioni equilibrate
Su situazione e prospettive economiche della Germania bisognerebbe avere più analisi dotate di equilibrio. Che la maggior economia europea registri difficoltà è un fatto, ma di qui a sostenere che il sistema Paese nel suo complesso non possa più funzionare, come ormai spesso si sente o si legge, francamente ne passa. All’inizio degli anni Duemila la Germania era già stata peraltro indicata come la grande malata d’Europa. Ma di lì in poi il Paese ebbe una chiara ripresa e tornò ad avere una buona crescita economica per lungo tempo. Tra il 2006 e il 2015, secondo i dati del Fondo monetario internazionale, la Germania ha registrato una crescita media annua dell’1,4%, contro lo 0,8% dell’insieme dell’Eurozona.
La locomotiva tedesca ha avuto in seguito altri due anni di crescita maggiore rispetto all’area euro e poi, in coincidenza con la guerra dei dazi varata da Trump contro la Cina e non solo, ha iniziato a rallentare. Nel 2020 pandemico ha limitato più di altri la contrazione del PIL e nei due anni successivi ha avuto buoni rimbalzi. La situazione ha registrato un punto di svolta negativo solo nel 2023, quando il Prodotto interno lordo tedesco è sceso dello 0,3%, in coincidenza con l’accumularsi degli effetti dell’invasione russa dell’Ucraina. Per il 2024 molte previsioni indicano un’altra recessione annua, seppur contenuta. Il Fondo monetario prevede invece per la Germania una crescita zero, che non sarebbe certo brillante ma permetterebbe di evitare formalmente i due anni di segno negativo. Per il 2025 è prevista una moderata crescita.
È importante analizzare quanto della frenata tedesca degli ultimi due anni sia dovuto a fattori interni al modello economico della Germania e quanto sia invece legato a fattori esterni, soprattutto geopolitici. Ciò che balza all’occhio è la rilevanza dei fattori esterni e dei due citati in particolare, cioè l’acuirsi delle tensioni Cina-Occidente e le conseguenze del conflitto bellico tra Russia e Ucraina. La Germania è stato il Paese europeo che più ha avuto rapporti economici con la Cina, sommando export e investimenti. La stessa Germania ha in passato più di altri acquistato energia dalla Russia. Molte economie soffrono dei contrasti con Pechino e Mosca (anche loro peraltro soffrono), ma quella tedesca inevitabilmente ne risente più di altri. È stato sbagliato avere relazioni economiche forti con Cina e Russia? Oggi molti lanciano giudizi, ma occorre ricordare che per molti anni queste relazioni hanno facilitato il cammino delle economie e contribuito sin che è stato possibile al mantenimento di dosi di pace.
Quanto ai fattori interni, le critiche alla ingente presenza tedesca in settori industriali rilevanti, tra i quali soprattutto auto e chimica-farmaceutica, appaiono eccessive. Si tratta di settori che per lungo tempo hanno dato contributi molto importanti e che ora in tutto il mondo, non solo in Germania, hanno alcune difficoltà (l’auto in particolare) perché si confrontano con cambiamenti e transizioni. Ma siamo sicuri che in futuro questi settori avranno solo ruoli secondari? Oppure, una volta adeguati, seppur con fatica, avranno ancora ruoli di rilievo? Quando circa venti anni fa le big americane dell’auto entrarono in difficoltà, l’assetto del settore cambiò ma nessuno o quasi disse che l’intero modello economico USA era al capolinea. In effetti non lo era, come si è visto. E le auto, con motori di vario tipo, sono ancora importanti. La Germania non ha fatto tutto giusto, ma molto in campo economico sì. Oggi soffre più di altri il passaggio d’epoca per via delle sue dimensioni e della sua forte esposizione alla geopolitica. Attenzione però a dare per spacciata quella che rimane la terza o quarta economia mondiale, a seconda delle stime, e che già in altre fasi ha saputo risalire.