Il commento

Svizzera, il luogo e la materia dei sogni

Missione compiuta. Bene, bravi. E che brividi. Ma attenzione a gonfiare il petto
Massimo Solari
03.12.2022 06:00

Missione compiuta. Bene, bravi. E che brividi. Ma attenzione a gonfiare il petto. Il gruppo presentava un grado di difficoltà elevato, okay. Poteva persino sembrare un trappolone, d’accordo. Banalmente ci troviamo dove previsto. E dove per altro eravamo riusciti ad avanzare negli ultimi quattro grandi tornei. Parlare di minimo sindacale è eccessivo. Germania e Belgio, dopo tutto, stanno già pensando ai regali di Natale. Per soppesare l’accesso della Svizzera agli ottavi, è però necessario buttare l’occhio allo specchietto retrovisore. Sia le parole, sia i risultati ponevano l’asticella a questa altezza. Almeno a questa altezza. Perché la storia non si scrive di certo limitandosi a superare la fase a gironi. No, sono le vittorie con Francia, Spagna e Portogallo che devono suggerirci chi siamo. Chi potremmo essere.

E a proposito della sfida all’orizzonte contro i lusitani. Superato il primo scoglio psicologico, l’auspicio è che il match imperfetto e folle di ieri sblocchi definitivamente la Svizzera anche sul piano mentale. Delle consapevolezze. Già, ci siamo riparati dietro il concetto di organizzazione. E così facendo non ci siamo resi conto di quanto fossero importanti anche coraggio ed emozioni. Entrambi sono venuti a galla con la Serbia. Peccato che sia bastato levare due carte per far tremare di brutto il castello. Ora, insomma, serve trovare un compromesso. È vero, questa Svizzera ha sempre necessitato di una o più micce per fare la differenza. Con le spalle al muro o sotto pressione, determinati giocatori hanno spesso saputo scuotersi. Xhaka sa essere un gigante. E l’ultimo grande torneo, chiuso ai quarti di finale tra gli applausi e i «ve l’avevamo detto», è lì a dimostrarlo. L’avvicinamento a Qatar 2022 e il contesto del momento suggeriscono ad ogni modo maggiori serenità e maturità. Pure chi siede in panchina gode di un credito mai accordato al suo predecessore. La partita persa contro il Brasile, tuttavia, deve fungere da monito. A fronte di una rosa costruita seguendo il mantra della flessibilità, la selezione di Murat Yakin rischia di trovarsi in un vicolo cieco: difendersi, e alla grande, ancora e ancora. Va bene, e poi? Come i verdeoro, CR7 e compagni non sembrano impressionabili. Al Lusail Stadium, martedì, occorrerà dunque dosare testa e incoscienza. Il luogo e la materia di cui sono fatti i sogni.

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