Svizzera, tenuta confermata
Alcuni significativi dati economici usciti nei giorni scorsi confermano la tenuta dell’economia elvetica. Nonostante il complicato contesto internazionale, la Svizzera sta mostrando ancora una volta la sua marcata resilienza. Curiosamente, questa capacità di mantenere la rotta anche quando le acque sono agitate viene in molti casi riconosciuta più all’estero che in patria. Mentre oltrefrontiera a tutt’oggi si guarda spesso alla Svizzera come ad un sistema Paese che ha una buona tenuta, sul piano interno non poche volte prevalgono analisi negative, vuoi per un malinteso senso di basso profilo, vuoi per un singolare eccesso di pessimismo.
Ma ciò che conta alla fine sono i fatti e i dati, dunque guardiamo a questi. Nel secondo trimestre di quest’anno il Prodotto interno lordo svizzero è cresciuto dello 0,5% sui tre mesi precedenti e dell’1,4% sullo stesso periodo dell’anno scorso. Queste sono le cifre corrette dagli eventi sportivi (la Confederazione è sede di grandi organizzazioni dello sport), senza questa correzione le cifre sono ancora più favorevoli. Rispetto al primo trimestre di quest’anno, quando la crescita fu dello 0,3% sia su base trimestrale sia su base annua, c’è stato dunque un passo più sostenuto. L’industria chimico-farmaceutica è stata un traino principale nel secondo trimestre, ma anche altri settori hanno fatto la loro parte. Non tutto è andato bene, certo, ma una parte non piccola sì e questo va riconosciuto.
Occorre ricordare che, secondo i dati dell’OCSE, molte tra le maggiori economie avanzate nel secondo trimestre hanno avuto una crescita rispetto ad un anno prima meno buona di quella elvetica. Al di fuori del caso particolare degli USA (3,1%), la Francia ha registrato 1,1%, il Regno Unito 0,9%, l’Italia pure 0,9%, la Germania -0,1%. L’Eurozona nel suo insieme ha avuto 0,6%. C’è una tenuta complessiva dell’economia internazionale, con un rallentamento che non si è trasformato in recessione mondiale. Ciò è in sé positivo, ma bisogna anche dire, senza enfasi e però con oggettività, che la Svizzera sta tenendo bene. La SECO nelle prossime settimane renderà note le sue nuove previsioni sulla crescita per l’intero 2024; nel frattempo ricordiamo che le sue previsioni del giugno scorso indicavano un aumento del PIL elvetico pari all’1,2%, la stessa percentuale (valori destagionalizzati) del 2023.
La disoccupazione svizzera inevitabilmente è salita negli ultimi mesi, è una cosa certamente spiacevole ma non si tratta di un’ondata bensì di aumenti contenuti. Il tasso nazionale di senzalavoro secondo i criteri della SECO era al 2,4% in agosto. La media del 2023 è stata del 2% e la previsione del giugno scorso indicava una media per l’intero 2024 pari al 2,4%. Sarebbe meglio avere una disoccupazione ancor più limitata, ciò è sicuro e vale sempre, ma anche su questo terreno occorre fare valutazioni equilibrate e ricordare che manteniamo percentuali basse nel raffronto internazionale.
In tutto questo, l’inflazione continua a calare. Dal giugno dell’anno passato il rincaro svizzero è rimasto sotto il 2%, con una graduale discesa che lo ha portato all’1,1% dell’agosto di quest’anno. Tornando ancora alle previsioni del giugno scorso, queste indicavano un’inflazione elvetica per l’intero 2024 pari all’1,4%, dopo il 2,1% del 2023. La Svizzera si sta confermando come uno dei Paesi più allergici all’inflazione. Il quadro attuale apre la strada ad altri possibili tagli del tasso di interesse guida da parte della Banca nazionale svizzera, che si pronuncerà nelle prossime settimane. Il franco è molto forte e crea alcuni ostacoli all’export elvetico, ma bisogna anche ricordare che questa forza della valuta è stata decisamente utile contro l’inflazione. Comunque, altri tagli ai tassi potrebbero sia facilitare il cammino dell’economia sia contenere, seppur non in grande misura, la forza del franco. Non siamo nella fase migliore, ma siamo lontani dalla catastrofe.