Lugano

Tagli alle associazioni? La miglior difesa è l'attacco

Di fronte alla possibilità che vengano ridotti i contributi della Città, bisogna abbandonare la logica del «giù le mani»
Giuliano Gasperi
21.02.2025 06:00

Sedici consiglieri comunali di vari partiti, a Lugano, chiedono di quantificare meglio i costi diretti e indiretti del sostegno alle associazioni cittadine. Desiderio legittimo: con un po’ di pazienza e una calcolatrice, il Municipio potrebbe esaudirlo. Sarebbe più difficile rispondere a una domanda che va in senso opposto, cioè quanto costerebbe al Comune non sostenere le associazioni: domanda più importante della precedente e di fronte alla quale una calcolatrice servirebbe a poco. Premessa: non stiamo propugnando il classico «giù le mani», in questo caso dalle «povere associazioni» che si sentono mancare la terra sotto i piedi. Il discorso è più profondo e avevamo cominciato ad affrontarlo nella nostra recente intervista a Marco Chiesa. Il municipale responsabile delle finanze non aveva escluso una possibile riduzione del sostegno economico di Palazzo civico ai tanti e vari sodalizi attivi sul territorio. «Negli anni abbiamo assistito a un’espansione dei contributi» aveva detto Chiesa. «Stiamo riflettendo su come concentrare i sostegni, stabilendo regolamenti e linee chiare. Non mancheremo di supportare importanti e consolidate realtà cittadine, ma l’incarico del Consiglio comunale», cioè risparmiare dieci milioni l’anno nella gestione corrente, «è cristallino». Come il Municipio deciderà di riformare questi aiuti, che tipo di entità continuerà ad appoggiare come prima e per quali altre, invece, sceglierà di ridurre o addirittura azzerare il contributo comunale, è tutto da capire. È quella la vera scelta politica. Sarà in ogni caso una disgrazia per il mondo associativo cittadino? Non è detto, o almeno non del tutto.

L’importante è partire con il piede giusto, riconoscendo, non solo a parole, che le associazioni formano quel tessuto fitto e resistente che tiene unito il nostro cantone. Un cantone che non sarebbe in cima a un’ipotetica classifica mondiale dei luoghi in cui è facile integrarsi. Parliamo di integrazione vera, quella che porta le persone ad andare oltre il solito «Ciao, tutto bene? Sì, bene, tu anche?» e a mettersi l’una a disposizione dell’altra. In questo le nostre associazioni fanno un lavoro straordinario. Sono chiavi senza le quali tante porte rimarrebbero chiuse. Sarà scontato, ma in un momento storico come il nostro – in cui capita che gli aggrediti siano trattati come aggressori e che gli onesti vengano fatti passare per disonesti – è meglio ricordare anche le cose più ovvie. L’importanza delle associazioni è ribadita anche dai consiglieri comunali che chiedono lumi sui contributi della Città e non ne dubita nemmeno il Municipio, che tuttavia dovrà prendere delle decisioni. Chiesa assicura che Lugano continuerà a sostenere le realtà «importanti» e «consolidate», ma queste due parole, inevitabilmente interlocutorie, lasciano aperti molti interrogativi. Bisogna considerarne almeno una terza: «meritevoli». Indipendentemente da quanto è conosciuta, da quando esiste e da quanti affiliati ha, un’associazione dev’essere valutata per quello che fa sul campo. Questo vale sia per le attività passate sia per quelle future, che vanno documentate in modo sempre più approfondito. È qui che la Città dovrebbe essere rigorosa: insistendo sulla qualità della proposta, spingendo ogni sodalizio a ricercarla ed essendo al suo fianco in questo, a costo d’investirci tempo e denaro. In tal modo, Lugano aiuterebbe le sue associazioni a crescere, a non cullarsi nell’idea di un contributo pubblico certo e immutabile, a migliorarsi. Da evitare, invece, gli inutili formalismi e gli eccessi di burocrazia, il cui effetto principale è complicare la vita delle associazioni e, indirettamente, quella di tutti noi. 

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