L'editoriale

Tinguely e la riforma del valore locativo

Oggi scade il termine per il referendum contro l’abolizione del valore locativo - In realtà, si tratta solo di una scadenza formale: il voto popolare è obbligatorio
Giovanni Galli
19.04.2025 06:00

Oggi scade il termine per il referendum contro l’abolizione del valore locativo. In realtà, si tratta solo di una scadenza formale. Il voto popolare è obbligatorio, perché la riforma comprende una modifica costituzionale che dà ai Cantoni la facoltà di applicare un’imposta immobiliare sulle residenze secondarie per compensare le perdite fiscali. Se questa imposta dovesse essere respinta alle urne, cadrebbe automaticamente anche la legge approvata in dicembre dal Parlamento e si resterebbe allo statu quo. In caso di conferma popolare, invece, ci sarebbe un cambiamento totale del sistema d’imposizione della proprietà abitativa. La proposta sul tappeto fa tabula rasa. I proprietari non dovranno più dichiarare al fisco il valore locativo della casa in cui abitano (ed eventualmente di quelle di vacanza). Al tempo stesso, fatta eccezione per i nuovi acquirenti, verrebbero eliminate le deduzioni degli interessi ipotecari e delle spese di manutenzione. Prossimamente il Consiglio federale dovrà decidere la data della votazione, che potrebbe avere luogo a fine settembre. Per la riforma, l’impresa è impervia. Alle Camere sono occorsi sette anni per trovare una soluzione, appoggiata oltretutto da una debole maggioranza. Nel Paese le resistenze sono diffuse.

Negli scorsi giorni, comunque, l’azienda MoneyPark (specializzata in immobili e ipoteche) e l’assicuratore Helvetia hanno pubblicato un sondaggio in cui il 52% degli interpellati si dice favorevole alla soppressione del valore locativo. Il tasso di favorevoli è superiore alla media fra i proprietari (63%) e nella Svizzera tedesca (55%). Oltre il 70% del campione (1.000 persone con più di 25 anni) ha dichiarato che in caso di approvazione della riforma è pronto a esaminare un rimborso almeno parziale dell’ipoteca. Inoltre, la propensione ad accogliere la riforma aumenta con l’età. Il dato è plausibile perché sarebbero soprattutto i pensionati ad approfittare dello sgravio. Secondo stime di MoneyPark, gli ammortamenti avrebbero conseguenze importanti sul mercato ipotecario (quindi le banche), che in cinque anni perderebbe dai 50 ai 150 miliardi di franchi, su un totale di 1.200. Se così fosse, verrebbe centrato in parte uno degli obiettivi della riforma. Quattro anni fa, il Consiglio federale si era detto favorevole all’abolizione del valore locativo perché considerava il forte indebitamento privato un rischio per la stabilità del sistema finanziario. Eppure, come detto, la riforma non parte con i favori dei pronostici. Per diversi motivi. La storia insegna che quando un tema è complesso - eloquente il fatto che più di un quinto degli interpellati non abbia voluto rispondere al sondaggio - tende a prevalere il no. E il sistema impositivo della casa, che oggi si vuole semplificare, è una specie di collaudata macchina di Tinguely. Anche il contesto non è favorevole: la prospettiva di minori introiti fiscali cade in un momento difficile per le finanze pubbliche. In conto andranno messe varie opposizioni.

Oltre a quelle politiche, che sono abbastanza trasversali, ci saranno quelle del settore edile, a causa dell’eliminazione degli incentivi fiscali per il rinnovo degli immobili, e soprattutto dei Cantoni (in testa quelli alpini e turistici) per la diminuzione dei gettiti. Proprio l’altro giorno, in Gran Consiglio, il direttore del DFE Christian Vitta ha detto che in Ticino, fra Cantone e Comuni, l’abolizione del valore locativo avrebbe un impatto di 100 milioni di franchi e che per compensare i mancati introiti bisognerebbe teoricamente aumentare l’aliquota fiscale per le persone fisiche di circa 7,5 punti percentuali. Nel Vallese e nei Grigioni, la sola abolizione della tassazione sulle abitazioni secondarie genererebbe un mancato gettito fiscale nell’ordine di circa 120 milioni di franchi all’anno, stando alla Conferenza dei Governi dei cantoni alpini. L’introduzione di una nuova imposta immobiliare sulle residenze secondarie non è considerata una soluzione. Fra Confederazione e Cantoni, il minor gettito sarebbe di 1,7 miliardi di franchi. Il problema non è tanto la misura in sé, ma il livello dei tassi. Secondo uno studio di Raiffeisen (Immobili in Svizzera - E se fosse abolito il valore locativo?), sgravi e oneri fiscali cominciano a bilanciarsi solo a partire da un livello dei tassi di quasi il 3%. Nessuno è in grado di prevedere dove si attesterà il livello dei tassi fra due o tre anni, quando sarà applicata per la prima volta la riforma. Per questo, sottolinea la Banca, la riforma «è una scommessa sul livello futuro dei tassi».

C’è comunque chi ritiene che i giochi alle urne siano aperti, perché la riforma non produrrebbe solo perdenti, anzi. Secondo Raiffeisen, oggi come oggi i proprietari di case otterrebbero risparmi fiscali anche considerevoli, in particolare i coniugi che acquistano un’abitazione per la prima volta (sono previste deduzioni decrescenti per dieci anni) e i pensionati, che hanno già abbattuto parte del debito e oggi dichiarano il valore locativo senza poter dedurre molti interessi. Si prospetta un altro scontro fra proprietari e inquilini? Non proprio. Il quadro di partenza è più complesso: da una parte, perché non tutti i proprietari di un’abitazione beneficeranno della riforma; dall’altra, perché c’è la possibilità che gli inquilini intenzionati ad acquistare una casa votino sì. Inoltre, è vero che in Svizzera i proprietari sono una minoranza e rappresentano solo il 36% della popolazione, ma è anche vero, nota lo studio, che sono il 43% della popolazione con diritto di voto e con un tasso di partecipazione superiore alla media.