L'editoriale

Transizione, quando il pessimismo diventa sistemico

Difficilmente il passaggio dal motore endotermico all'elettrico rispetterà le tempistiche promesse - Anche perché la politica non spinge più sull'acceleratore
Paolo Galli
21.03.2024 06:00

Nell’aria, attorno alla transizione all’elettrico, c’è pessimismo. Ma non solo. Stando al rapporto pubblicato ieri da Transport&Environment, nell’aria ci sono anche e ancora troppe emissioni di gas serra. Lo studio State of European Transport rileva che, laddove le emissioni dell’economia nell’insieme sono in calo, quelle dei trasporti continuano a crescere. Per buona pace dei traguardi tanto sbandierati dalla politica. Traguardi che, pian piano, vanno ridimensionandosi. Resta quello, più importante, del 2050 quale anno della neutralità carbonica. Il 2050 è sempre più vicino, sì, mentre la velocità di crociera del settore è calata.

Detto che la sfida più grossa sarà quella legata ad aerei e navi, lo stesso traffico stradale appare in ritardo rispetto alla sua tabella di marcia. I grossi marchi, sfruttando l’assist delle concessioni dell’Euro 7, continuano a puntare sul motore endotermico. Certo, pubblicizzano i loro modelli elettrici, ma poi continuano a produrre veicoli a combustione. E lo fanno dando di fatto la responsabilità al mercato, ai clienti. Mercedes, da ultima, in occasione della conference call dedicata alla pubblicazione dei risultati 2023, ha infatti spiegato come siano proprio i clienti e le condizioni del mercato a dettare il ritmo della trasformazione. L’(auto)analisi del marchio tedesco: «Il cammino della mobilità elettrica non è in linea retta». Come a dire: inutile aspettarsi una crescita lineare verso l’elettrico, ci saranno sempre accelerazioni e frenate, e questo fino al raggiungimento dell’obiettivo ultimo: la decarbonizzazione. Quello resta, ma entro quali limiti?

La stessa politica non sembra più intenzionata a porsi ultimatum e divieti. Nello studio si legge che le misure in vigore nell’Unione europea ridurranno, nel 2040, le emissioni dei trasporti del 25% rispetto ai livelli del 1990. Proiettate sul 2050, consentiranno una riduzione «solo» del 62%. Insomma, i provvedimenti in vigore non sembrano sufficienti. E le prospettive non fanno pensare a politiche più restrittive. Anzi. Come ricorda il rapporto stesso, saranno necessari ulteriori sforzi per la completa decarbonizzazione dei trasporti. Sforzi che devono innanzitutto puntare a impedire una nuova (e crescente) domanda di trasporti, bloccando l’espansione della capacità di aeroporti e autostrade. Sforzi che - leggiamo - devono anche tradursi in obiettivi di vendita di veicoli elettrici ambiziosi e vincolanti. Ma l’era dei vincoli sembra terminata, o perlomeno è stata messa per un po’ in un cassetto. In attesa di tempi migliori, forse. La guerra in Ucraina ha spostato molte coordinate, spingendo in secondo piano alcuni valori legati a possibili futuri migliori, o comunque più sostenibili. Non è un caso, come abbiamo sottolineato nell’approfondimento pubblicato ieri, che lo stesso partito di Ursula von der Leyen, il Partito popolare europeo, abbia inserito nel proprio manifesto verso le elezioni il passaggio seguente: «Le nuove tecnologie hanno il potenziale per rivoluzionare il modo in cui ci muoviamo, rendendo la nostra mobilità più intelligente, più efficiente e più sostenibile. Abbiamo bisogno di più tecnologia, non di divieti».

Smarcarsi dai divieti e chiedere alla tecnologia quelle soluzioni necessarie per fare il salto decisivo. Anche in questo caso, però, è tutta una questione di investimenti. E di volontà politica. Le case automobilistiche, per non parlare di chi si occupa di trasporto marittimo o di trasporto aereo, difficilmente spingeranno sulle virtù, se il mercato non consentirà loro un immediato tornaconto. L’analisi di Mercedes è stata onesta. Ma non lavorare oggi sulle tecnologie di domani per l’Occidente è un rischio, anche perché la Cina ha un vantaggio di più anni. Insomma, chi si prende finalmente la responsabilità di riconoscere il divario e poi di provare a colmarlo?