Troppo pochi film inediti in piazza
E la Piazza quest’anno com’era? È una domanda spesso ricorrente. Sottinteso: com’era il livello? Per la 77. edizione ho qualche difficoltà a rispondere perché mi sembra che si bilancino un aspetto negativo e uno positivo. Premesso, come si ripete sempre, che la Piazza è la più difficile da programmare in quanto il film serale può essere visto in contemporanea da 8.000 persone, che sono un pubblico disomogeneo con aspettative differenti. Premesso che può mancare un blockbuster le cui date di uscita coincidano con l’anteprima a Locarno. Premesso tutto questo per arginare ovvie obiezioni, facciamo due conti. Il cartellone di Piazza Grande presentava 16 titoli. Eliminando The Fall, Une femme est un femme, La signora di Shanghai e Lezioni di piano, tutti film del passato proposti in seconda serata come omaggi vari, ne restano 12. Di questi, Reinas (che ha vinto il Premio del pubblico), Il seme del fico sacro, Shambhala, Sauvages, Gaucho Gaucho e Le procès du chien, cioè 6, erano già stati «scoperti» da festival importanti: Sundance, Berlinale, Cannes. Sebbene ognuno avesse una giustificazione per essere mostrato anche a Locarno. Reinas perché la regista Klaudia Reyniche è – anche come formazione cinematografica – locarnese d’adozione; Il seme del fico sacro perché è il vincitore morale di Cannes, anche se non ha avuto la Palma d’oro, e la vicenda personale del regista iraniano Mohammad Rasoulof apre ad una dimensione politica di solidarietà a cui i festival sono molto sensibili; il documentario perché la resa spettacolare delle immagini sul megaschermo locarnese è magica, così come per , Shambhala che pure rientrava nei progetti di aiuti della sezione Open Door; Suavages (l’opera precedente di Barras, La mia vita da Zucchina, era arrivata alle soglie dell’Oscar) e Le procès du chien sono di autori svizzeri. Tutte queste valutazioni hanno senso. Però, non si era sempre detto che se Locarno presenta troppi titoli di rilievo già passati a festival importanti la grande stampa internazionale non è invogliata a venire qui? E questo è l’aspetto negativo di questi film, non certo perché manchino di qualità. D’altronde, almeno alcuni, in quanto «bancabili», avranno un’uscita e il pubblico locale potrà vederli nelle sale.
Restano altri 6 titoli. A parte il confuso e poco riuscito Electric Child e sospendendo il giudizio sul britannico Timestalker, «carino» ma un po’ frettoloso, ci sono 4 solidi film da Piazza: il severo e teatrale Le déluge (l’Ancien Régime capitola davanti alla Rivoluzione francese); Mexico 86 (dittatura e militanti rivoluzionari tra Messico e Guatemala ma anche rapporti di famiglia); Sew Torn (cinefile divagazioni noir a partire da Non è un paese per vecchi dei fratelli Coen); Rita (bell’esordio alla regia dell’attrice Paz Vega, storia di violenza domestica, dal punto di vista dei bambini).
Nel complesso in Piazza si è visto lo sforzo di inserire narrazioni più emozionali e popolari, pur salvaguardando la qualità, e qualche commedia. Ma è mancato il tradizionale film in italiano che il pubblico locale si aspetta ogni anno.