Situazioni, momenti, figure

Un dannoso vizio incurabile?

È uno dei difetti sociali fra i più ricorrenti, che inizia fin dalla tenera età, ma in quella stagione si chiama bugia; con la crescita si consolida e diventa una pesante manifestazione che unisce menzogna e malevolenza: è la calunnia, sempre più disinvolta nella quotidianità concorrenziale o denigratoria a scopi sociali, politici, finanziari o di semplici rapporti
Salvatore Maria Fares
Salvatore Maria Fares
11.10.2024 08:18

È uno dei difetti sociali fra i più ricorrenti, che inizia fin dalla tenera età, ma in quella stagione si chiama bugia; con la crescita si consolida e diventa una pesante manifestazione che unisce menzogna e malevolenza: è la calunnia, sempre più disinvolta nella quotidianità concorrenziale o denigratoria a scopi sociali, politici, finanziari o di semplici rapporti. Spesso a sostenerla è l’invidia alla quale dà una mano anche l’ignoranza, proprio nel senso di ignorare. È innegabile che se si getta un secchio d’acqua sporca su un muro un alone resta. La calunnia è una brutta bestia, occorre reagire e domarla. Senza le dovute reazioni le azioni si susseguono. Gli ormai abusati veicoli di comunicazione che sfavillano su piccoli e grandi schermi fanno ritenere ai più di essere fonti di informazione e talvolta - migliaia di volte - basta una battuta allusiva in un post per creare il sospetto. Ogni giorno ai tavoli privati o dei caffè e ai banchi dei bar volano sempre farfalle malvagie che col tempo diventano falchi. Sarebbe prezioso e non solo utile iniziare in famiglia e nelle scuole a vaccinare i ragazzi da questo male spiegando che un fatto è vero solo se ci sono le prove vere.

La volontà di calunniare spesso sta già nei preamboli delle confidenze: «Ti dico una cosa molto riservata…», oppure: «Ma è vero che…?», dove nell’interrogazione c’è già l’affermata volontà di nuocere. Non c’è chi resista alla tentazione di rilanciare il messaggio. Anche il canneto intorno alla fossa in cui uno andasse a sussurrare una calunnia non saprebbe tacere, come è narrato nella storia di Re Mida che una volta ci insegnavano a scuola: Pan e Apollo lo avevano scelto come giudice per una sfida al suono del flauto. Mida preferì Pan attirandosi l’ira di Apollo che gli fece crescere le orecchie d’asino poiché aveva dato un giudizio parziale. Allora un servo infedele scava una fossa in cui mormora ciò che ha visto, poi la ricopre, ma il vento spande ugualmente ciò che ha udito. Il servo però gli orecchi di Mida li aveva almeno visti! Ma quanti hanno davvero visto un fatto di cui si fanno diffusori mormorando? La menzogna creata dal livore, la febbre della maldicenza, raccolte da sospetti mai verificati e dall’insidia da tendere sono nemici terribili per chi suscita innocentemente negli altri la rabbia dell’invidia o dell’odio. Le maldicenze le raccogliamo ogni giorno, senza separare il grano dal loglio, senza la dignitosa riflessione del dubbio. Basta un televisore alto con una scena di violenza per suscitare nei vicini di casa il sospetto che qualcuno usi violenza davvero; basta una nuova automobile o una casa costruita con fatica per suscitare la calunnia sulla provenienza di quella che alla fine è soltanto una sana ipoteca. A una donna bellissima non di rado attribuiscono leggerezza sessuale o un amante, che in realtà è soltanto un cugino con cui è cresciuta dall’infanzia. Dilaga sempre la barbarie della calunnia, contro la quale spesso serve a poco il ricorso alla giustizia, perché comunque si constata che il perfido e realista Talleyrand, autorevole ministro di Napoleone, aveva ragione sui risultati da ottenere quando spronava i suoi scherani con il cinico invito: «Calunniate, calunniate, qualche cosa resterà!».

Il Botticelli con La Calunnia ha dipinto la più forte delle sue diffuse allegorie. Il dipinto, di piccole dimensioni, ha però un potente messaggio. Re Mida, pessimo giudice, siede in trono prestando ascolto all’Ignoranza e al Sospetto, mentre tende la mano al Livore che in sembianza di miserabile trascina davanti al sovrano la Calunnia, la quale viene ornata dalla Frode e dall’Insidia; la Calunnia a sua volta trascina per i capelli l’Innocenza denudata, e quindi resa impotente da tanti carnefici. Dietro seguono, distaccate e assorte ad altro, la Penitenza coperta di abiti scuri e la Verità, nuda e distante mentre indica il cielo, dove un giorno affiorerà la verità.

La potenza dell’effetto di Botticelli sta nella concatenazione di fattori che determinano la condizione dolorosa dei calunniati, per i quali bastano due parole malvagie per trovarsi a terra.

La Verità è distante, poiché il pessimo giudice pone fra quella e se stesso un muro di alimentatori che raccolti formano una potenza invincibile. La realtà contemporanea, nell’immutabile costante delle inclinazioni più aberranti dell’uomo, non si discosta dalla raffigurazione allegorica del Botticelli. La Calunnia non chiede prove, le bastano gli alleati, fra i quali il Livore e la Frode sono i più potenti. La Calunnia vola dalle bocche di chi sa deliberatamente di compiere un misfatto, non solo morale, e vola negli orecchi di chi altrettanto deliberatamente la raccoglie con lo stesso fine. Il tam tam si dilata generando scandalo a misura dei protagonisti, come nella celebre aria che Rossini fa cantare a Don Basilio: «La calunnia è un venticello… prende fuoco a poco a poco… ». Una calunnia porta più danni di una frode. Un vaccino non esiste ma non crederci è una cura.