Una politica culturale liberale
Caro Direttore, sono un vecchio e fedele lettore sia del Corriere del Ticino che de laRegione cartacei, a cui ho rinnovato rispettivamente il 44. abbonamento dalla sua fondazione e il 33. abbonamento a metà dicembre dello scorso anno. Questa fedeltà mi ha sempre suggerito che per la crisi dell’editoria provocata dalle grandi multinazionali della comunicazione, che hanno depredato negli ultimi decenni gli editori di pubblicità e di altri diritti senza alcun risarcimento, lo Stato avrebbe già dovuto da anni versare un sussidio ai giornali regionali per poter meglio sopravvivere alla crisi e consentire loro di difendere le nostre istituzioni liberal-democratiche manifestamente sotto attacco. Per questa ragione è bene che questa pubblicazione avvenga sui due giornali che, da posizioni diverse, ancora più efficacemente difendono la democrazia liberale e il suo necessario pluralismo.
È da moltissimi anni che non scrivo ai giornali ticinesi e Andrea Ghiringhelli me ne ha dato l’occasione e la voglia perché ha citato su «laRegione» di fine novembre 2023 «Ragioni Critiche», rivista di orientamento filosofico liberale, senza menzionare il redattore responsabile che era il sottoscritto e il suo unico e bravissimo collaboratore in redazione presente in quegli anni, il compianto e carissimo amico Prof. Antonio Spadafora.
Andrea invece ha menzionato diverse personalità dirigenziali del PLRT di quegli anni (fine anni 80) come se scrivessero e dibattessero su «Ragioni Critiche» dando alla Rivista caratteristiche di orientamento partitico che non aveva.
È vero che Andrea Ghiringhelli è stato con il compianto Professor Roberto Bianchi un eccellente collaboratore per certi numeri della Rivista come storico ticinese fra i più innovativi (in particolare quello del 8 ottobre 1990 sui postumi della cosiddetta rivoluzione liberale del 1890). La citazione di «Ragioni Critiche» gli è servita per confrontare la situazione del PLRT di allora con quella del PLRT di oggi. L’impostazione del suo discorso sulle due diverse posizioni è condivisibile. Tuttavia, per evitare ogni malinteso, devo sottolineare che l’indipendenza di «Ragioni Critiche» per rapporto al PLRT di allora era fortissima nonostante l’apparenza costituita dal Consiglio di Fondazione che aveva fra i suoi membri anche dirigenti del partito. In effetti, il dibattito avveniva vivacissimo nel partito e fra i partiti. «Ragioni Critiche» talvolta ne menzionava i contenuti ma teneva sempre le distanze dal potere del PLRT anche se l’indirizzo della sua redazione era prevalentemente di centro sinistra. Del resto questa indipendenza è sempre costata un prezzo rilevante sia a me che a Spadafora, che per di più era un alto funzionario del Dipartimento dell’istruzione e della cultura…
Alla redazione interessava in effetti far partecipare a diversi numeri della Rivista alcuni giovani studiosi estremamente interessanti oltre ai già citati storici Andrea Ghiringhelli e Roberto Bianchi: Giovanni Merlini e Edy Salmina (giuristi), Marcello Ostinelli (filosofo), Dino Balestra (pedagogista, letterato ed ex dirigente televisivo), Gerardo Rigozzi (pedagogista ed ex Direttore della Biblioteca Cantonale).
In quegli anni, davano straordinario prestigio a «Ragioni Critiche», grazie alle relazioni del redattore, i maggiori filosofi del tempo non solo di ispirazione liberale. Volendo fare qualche esempio di fervida collaborazione con prestigiose riviste, va citata la torinese «Biblioteca della Libertà» con contributi degli allora maggiori filosofi e scienziati politici liberali italiani (Bobbio, Bonanate, Matteucci); la parigina «Cahiers de la République» (fondata da Mendés France) con la presenza sulla nostra Rivista dei maggiori intellettuali liberali francesi (Aron, Duverger, Touraine). Questa Rivista è una relazione trasmessami da mio padre, Libero Olgiati, amico di Mendés France e fa parte di un tesoretto di relazioni a cui farò accenno in un altro contributo.
La popperiana «Civiltà delle Macchine» per cui scrivevano su «Ragioni Critiche» i maggiori pensatori di quella matrice culturale liberale, a cominciare da Popper stesso, Dahrendorf, Eccles, Sartori, Pera.
E come non ricordare come protagonisti del pensiero liberale, a fine anni 80, i contributi di Michael Walzer (ricordati da Andrea) e di Robert Nozick allora professori all’Università di Princeton, contributi dovuti a un ciclo di conferenze alla Biblioteca di Locarno (diretta da Antonio Spadafora) voluti da me (ne fui pure il finanziatore) e Antonio e propiziati dal Prof. Viroli (allora assistente all’Università di Princeton e poi professore all’USI e infine professore emerito sempre all’Università di Princeton). In quell’occasione Viroli sottolineò l’influenza sul pensiero liberale di Michael Walzer del famoso saggio di Carlo Rosselli «Socialismo Liberale» scritto quando era in carcere sotto il fascismo.
La funzione di «Ragioni Critiche» di promuovere una politica culturale liberale è ancora oggi un’esigenza attualissima da cui non si può prescindere, poiché la cultura liberal-democratica è costantemente sotto assedio, già per il fatto che nel nostro Paese all’interno dei partiti e fra i partiti il dibattito è sempre più assente anche perché c’è una manifesta incapacità dei politici di distinguere la sfera culturale da quella politica. La situazione è ancora peggiore se si pensa allo scontro mai così cruciale nel secondo dopoguerra come in questi anni fra democrazie e dittature, come se la storia (anche quella nel nostro piccolo di «Ragioni Critiche») non abbia insegnato nulla. Nonostante siano stati tanti i richiami anche nella nostra Rivista sui pericoli delle guerre regionali a causa di una nuova ricerca di equilibri geopolitici e geoculturali mondiali.