Il divano orientale

Uno, nessuno, centomila

La famosa sentenza di Nietzsche «Non esistono fatti, solo interpretazioni» si presta particolarmente bene alle religioni del Dio unico: Ebraismo, Cristianesimo, Islam
Marco Alloni
Marco Alloni
20.07.2024 06:00

La famosa sentenza di Nietzsche «Non esistono fatti, solo interpretazioni» si presta particolarmente bene alle religioni del Dio unico: Ebraismo, Cristianesimo, Islam. In ciascuna di esse ogni credente ha infatti un’idea precisa della Verità, ma nessuna di queste è mai davvero identica alle altre. Il paradosso è tuttavia che più cresce il fanatismo e più tali diversità si accentuano. Al punto che nelle frange maggiormente fanatiche dei credenti non è raro sentir dire: «Quella che professo io è la Verità, gli altri credono in un Dio sbagliato». Con il risultato che questo povero Dio tirato per la giacchetta assomiglia sempre più a un Dio del politeismo invece che del monoteismo.

Insomma, se oltre a Nietzsche vogliamo ricordare Pirandello, si direbbe che l’unica formula per definire la Verità di Dio sia: una, nessuna, centomila. E che fuori da questa polifonia di convincimenti non esista che illusione, la stessa per la quale «sono tutti nel torto tranne il sottoscritto». Non è dunque un caso che, come ci ricorda Lucio Caracciolo, «sono molti di più i musulmani che si uccidono tra loro di quanti siano gli occidentali che uccidono musulmani». Perché non c’è appunto vocazione più radicale alla guerra di quella che si manifesta in ambito religioso, in nome e per nome di Dio. Pensiamo alla Riforma luterana e alla Controriforma, al conflitto storico tra sunniti e sciiti, al coacervo di fedi che è Israele, dove l’ultraortodosso convive insieme al socialista: se dovessimo sommare la miriade di «convincimenti minori» che abitano i tre grandi «convincimenti maggiori» scopriremmo con imbarazzo che il Dio unico ha talmente tante facce da assomigliare a un pantheon... romano o induista. Eppure il più estremo dei paradossi non è nemmeno questo: in fondo persino Jung ci ha insegnato che l’Io (parolina tanto simile a Dio) non è infine che una scelta tra le mille possibili.

Il paradosso più singolare è che chi non cade nel tranello della Verità assoluta, cioè non afferma «Quella che io professo è la Verità», afferma nondimeno: «Solo Dio potrà decidere, il Giorno del Giudizio, che cosa è vero e cosa è falso». Cadendo così a sua volta nella trappola di chi è persuaso di sapere cosa Dio voglia e non voglia, cioè dove e cosa sia la Verità. Non c’è allora scampo: finché saremo uomini, più o meno credenti, saremo sempre tentati di certificare quali siano le volontà di Dio. E di fronte al dubbio affermeremo, senza alcun dubbio: «Dio sa cosa vuole». Lasciandoci a questo punto sospettare che forse l’unico credente assoluto sia il non credente: il quale, se Dio non esiste, lo lascia non esistere per come gli pare e piace, e se esiste, lo lascia esistere per come gli garba, cioè per come garba a lui... e non a noi.