La giornata

Vietato scottarsi

La particolare attenzione del Lugano, detentore del trofeo, per la Coppa Svizzera
© KEYSTONE / LAURENT GILLIERON
Massimo Solari
27.02.2023 06:00

Mattia Croci-Torti li definisce «punti pesanti». Oh, e in parte ha ragione. Bloccare i futuri campioni svizzeri e l’unica formazione elvetica rimasta in corsa nelle coppe europee suggerisce senz’altro il potenziale del Lugano. Poi però alzi lo sguardo, scruti l’ultimo frammento del calendario, e ti accorgi che la squadra bianconera non vince da un mese. Dall’alba della seconda parte della stagione, sorta a Sion e - per l’appunto - foriera dell’unico successo di questo 2023. Proprio in Vallese, mercoledì, sono attesi Sabbatini e compagni. Torna la Coppa Svizzera e in palio c’è una semifinale che solletica solo dolcissimi ricordi. Di più: fallire al Tourbillon sarebbe quasi incomprensibile.

Mentre scriviamo, Christian Constantin potrebbe aver aggiunto una tacca alla voce «allenatori esonerati». No, l’avvento di Fabio Celestini sulla panchina dei romandi non ha prodotto alcun effetto. Se non quello di provocare, per l’ennesima volta, l’istinto reazionario del presidentissimo. Nonché una crisi di nervi in seno alla tifoseria più calda. La maglietta di Mario Balotelli data a fuoco in curva sabato sera, mentre il Sion rimediava un’altra figuraccia contro il San Gallo, suggerisce bene l’infiammabilità del momento. L’avversario del Lugano, detto altrimenti, brancola nel buio. Non si vedono né gioco, né risultati. L’ultimo posto in Super League, diventato oramai cruda realtà, fa paura. Tanta paura. E, più in generale, la situazione sembra totalmente fuori controllo.

«E infatti, se sono un giocatore del Sion dovrò dare più del 100% dopo tutto quello che è successo» ammonisce il Crus, cercando di mischiare carte e pronostici. D’accordo. È il gioco delle parti. La verità - per usare l’attacco prediletto dell’allenatore ticinese - è che il Lugano, quello del Wankdorf e quello ammirato per 60 minuti ieri, ha poco da spartire con i vallesani. Guai a bruciarsi, dunque.