Vittima della propria coerenza

Osvaldo Migotto
30.10.2018 05:55

Di Osvaldo Migotto - Dopo l'annuncio a sorpresa della sua intenzione di lasciare a breve sia la guida del partito, sia quella del Governo, al termine del suo mandato nel 2021, molti commentatori parlano di Angela Merkel come di un'anatra zoppa giunta ormai al tramonto. Il colpo di grazia è giunto dal tonfo della CDU nelle regionali in Assia. Nulla di nuovo, verrebbe da dire, vista la profonda crisi in cui sono precipitati, negli ultimi anni, i partiti tradizionali di diversi Paesi europei. Preoccupa però che neppure la potente Germania, che da decenni svolge un ruolo guida politico ed economico nell'ambito UE, riesca a sfuggire al virus dei populismi. Anche se, per ora, i sovranisti presenti in questo Paese sono meno forti che altrove. In effetti il voto di protesta che negli ultimi tempi ha penalizzato socialdemocratici (SPD), cristiano-democratici (CDU) e cristiano-sociali (CSU) in Baviera, ossia le formazioni politiche unite in coalizione nel Governo federale, non ha favorito solo gli estremisti di Alternative für Deutschland (AfD). Un numero non indifferente di schede elettorali è infatti andato ai Verdi, un partito che rispetto al passato ha oggi posizioni moderate. Lo mostra il fatto che nella stessa Assia, dove si è votato domenica scorsa, I Verdi erano finora al governo in coalizione con la CDU. Questo evidentemente non è bastato a rasserenare i pensieri di Angela Merkel dopo la nuova pesante batosta registrata dal suo partito nella regione di Francoforte.

Qualche giorno prima del voto, quando i sondaggi indicavano chiaramente una nuova flessione dei cristiano-democratici, la cancelliera aveva cercato di sminuire la posta in gioco, affermando che non si poteva vedere in ogni votazione regionale una sorta di mini-voto federale. Tuttavia la Merkel ha sempre saputo analizzare con freddezza ogni situazione difficile che le si è presentata sul cammino. La CDU in Assia, rispetto alle regionali del 2013, ha registrato un vero e proprio tonfo, perdendo oltre 11 punti percentuali. Vi è chi accusa la cancelliera di reagire con lentezza alle sfide che si presentano al Paese. Questa volta però la sua analisi della situazione è stata rapidissima. In meno di 24 ore ha capito e deciso che non si poteva proseguire sulla vecchia strada come se nulla fosse accaduto. Bisognava cambiare rotta, pena un lento e sofferto declino destinato a mandare a gambe all'aria non solo la CDU ma anche la coalizione di governo a Berlino.

La SPD che da tempo sta perdendo consensi in modo ancora più vistoso rispetto ai cristiano-democratici, hanno infatti detto di non essere disposti a tenere in vita una coalizione di governo in progressivo calo di consensi. Il problema è che il matrimonio tra SPD e CDU dopo le legislative dello scorso anno è stata un'unione forzata; l'unica alternativa ad un ritorno alle urne. Angela Merkel, che si è spesso distinta per il suo pragmatismo, aveva accettato un'alleanza tra due partiti con pochi obiettivi in comune. Le divergenze poi sorte all'interno della stessa CDU, dove si scontrano l'anima centrista vicina alla Merkel, e quella più conservatrice, vicina al bavarese Seehofer, hanno ulteriormente ostacolato l'azione di governo. Merkel avrebbe potuto sposare in toto le posizioni dei conservatori del suo partito per sottrarre voti all'AfD, ma non ha mai rinunciato ai suoi ideali. Ecco allora la decisione del prossimo ritiro dalla politica. Merkel vittima della propria coerenza, ma forse non basterà a salvare la CDU dal declino.