Il commento

Conoscere prima di giudicare

Il discorso delle mutilazioni genitali femminili è complesso, con molte sfaccettature da tenere in considerazione
Nicola Bottani
Nicola Bottani
03.09.2022 06:00

Pensando al tema delle mutilazioni genitali femminili è fin troppo facile farsi venire alla mente parole come orrore, barbarie nei confronti delle donne e molte altre di questo tenore. È umano, comprensibile, è successo anche a noi: siamo nati e cresciuti in una parte di mondo dove queste pratiche ancestrali e rituali sono ingiustificabili e punite dalla legge. E dove ci paiono comunque lontane, essendo nate fra popoli e culture che non avrebbero compiuto – stando alla nostra percezione – chissà quali progressi nel corso dei secoli, visto che a tutt’oggi le mutilazioni genitali vengono ancora eseguite di generazione in generazione, nei Paesi dove sono radicate.

Ascoltando le parole della ginecologa ostetrica e sessuologa Jasmine Abdulcadir abbiamo capito che non porta a un granché scandalizzarsi ed esprimere giudizi severi senza riflettere su come e perché tali pratiche si perpetuano nel tempo. E soprattutto che non aiuta le donne che le hanno subìte a ritrovare condizioni migliori sia fisiche sia di salute sia psicologiche. Conoscere l’altro e la sua cultura è quindi imprescindibile nel lavoro che si svolge all’ambulatorio specializzato che Jasmine Abdulcadir ha fondato nel 2010 agli Ospedali universitari di Ginevra. Senza la conoscenza dell’altro e della sua cultura risulterebbe ben più difficile e forse impossibile trovare la giusta via – dal punto di vista medico e del medico – per convincere le donne i cui genitali sono stati mutilati a farsi curare per risolvere le complicanze che ne condizionano la salute e successivamente aiutarle a ritrovare anche una sessualità priva di dolore e soddisfacente.

Che si debba andare cauti con le parole e i giudizi espressi secondo la nostra percezione delle cose l’abbiamo imparato ancora meglio quando la dottoressa Abdulcadir ci ha consigliato di non utilizzare il termine «vittima». Ci sono infatti donne che non si sentono per nulla vittime pur avendo subìto delle mutilazioni genitali, poiché le pratiche a cui sono state sottoposte, fra i loro popoli e nelle rispettive culture, sono garanzia di rispettabilità, bellezza e buon matrimonio. Le mutilazioni genitali sono dunque accettate in tutto e per tutto anche da una parte delle donne stesse, nonostante tutte le problematiche che spesso si manifestano a livello di salute e sessualità.

Il discorso è quindi complesso, con molte sfaccettature da tenere in considerazione. Ed è una questione, quella delle mutilazioni genitali femminili, che ci riguarda pure da vicino, considerando che in Svizzera, secondo le stime, vivono 22.000 persone toccate dal fenomeno. Un motivo in più per non fermarsi alle apparenze quando nel nostro Paese siamo confrontati con chi appartiene ad altri popoli e culture. E per impegnarci quindi ad approfondire la conoscenza reciproca in ogni ambito della vita quotidiana.