Da un'epoca di cambiamenti a un cambiamento d'epoca
Da tempo vado dicendo che stiamo passando da un’epoca di cambiamenti a un cambiamento d’epoca. Noi abbiamo vissuto un’epoca di cambiamenti come conseguenza del Concilio Ecumenico Vaticano II, che sarebbe lungo illustrare ora, ma le cose cambiate dopo il Concilio sono lì da vedere sotto gli occhi di tutti gli osservatori non preconcetti, che si sforzano d’essere sereni ed obiettivi.
Più difficile è comprendere i segni che giustificano l’altra considerazione che ci mostra come da un’epoca di cambiamenti siamo passati a un cambiamento d’epoca. La conferenza stampa di ieri, martedì 12 settembre, circa la pubblicazione di un primo rapporto sugli abusi sessuali nella Chiesa svizzera, mi pare possa essere non certo l’unico, ma uno dei segni più significativi di questo cambiamento «epocale» sul modo di leggere certi fatti, di valutare determinati comportamenti del passato, di comprendere nuove responsabilità affrontate una volta con parzialità e incompletezza, inconsapevoli della gravità delle ferite prodotte, delle ingiustizie commesse, delle sofferenze e in certi casi persino delle atrocità tollerate.
Non abbiamo valutato con completezza la minaccia del Vangelo sugli scandali: «Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali. È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo» (Matteo 18, 6-7). Questa parola del Signore è certo da interpretare correttamente ma è inequivocabile.
Quanto è stato rivelato dal rapporto relativo ai primi risultati dell’inchiesta sugli abusi, ci renda consapevoli che ci troviamo dentro questo cambiamento d’epoca, di cultura, di criteri di valutazione di certi comportamenti, per i quali non aggiungo parole, ma che è necessario comprendere per mettere in pratica tutte le implicazioni che comporta.
Le scuse rinnovate, il perdono richiesto e le riparazioni necessarie, tutta la vergogna invitabile di cui portare il peso non finiscano in niente, mettano in campo i cambiamenti necessari. Non si distruggano i documenti che fanno parte di una storia e soli permettono di conoscerla nella sua integralità.
La nostra Diocesi, non lo si ricorda abbastanza, proprio nel pieno della tempesta dello scandalo per gli abusi, si è dotata di un nuovo archivio diocesano capace almeno dieci volte quello esistente. Invece di bruciare i documenti, il fuoco infatti sa di inferno, ricordiamo piuttosto che il paradiso c’è per tutti i peccatori che si convertono.
Quindi l’ultima parola non sia una condanna a morte per nessuno, ma conversione e salvezza per tutti.